A te navigante...

A te navigante che hai deciso di fermarti in quest'isola, do il benvenuto.
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domenica 12 agosto 2012

Voce del verbo leggere

Renoir - Ragazza che legge



Tutti sappiamo leggere, almeno in occidente. Si dà un senso e un significato a parole composte da tante letterine in fila. Si prende fiato con piccole virgole o punti. Ci facciamo domande con un serpentello puntinato, usiamo imporci con un bastoncino perentorio. Ricominciamo punto e a capo. Ci rinnoviamo con una lettera maiuscola.
Qualche volta usiamo verbi a coppie, sinonimi l’uno dell’altro. Guardare e vedere, i verbi vanno a due a due, nello spiegare i sensi. Udire e ascoltare si tengono a braccetto, mangiare e gustare si danno pacche sulle spalle ma non sono gemelli, sono complementari, due amici apparentemente simili, divisi da un concetto fondamentale: il profondo significato dell’atto che esprimono.
Leggere non ha amici o parenti, non ha complementari. Lui si esprime da solo, vive spesso di solitudine e poca condivisione.
Apparentemente leggere esigerebbe il senso della vista ma non è così. C’è chi vede ma non “legge”. C’è chi non ha vista ed ode soppesando le parole. C’è chi sfoglia distratto e chi sottolinea concentrato. Chi sbuffa annoiato e salta le pagine. Chi parte per un viaggio della mente e non vuole tornare. Chi piange perché è finito il libro. Chi tira un sospiro di sollievo perché era un mattone. Chi l’annusa per carpirne l’odore d’inchiostro e di colla. Chi lo cela gelosamente agli sguardi altrui. Chi lo presta e non lo vede più. Chi lo riceve in prestito e non vorrebbe restituirlo.
Chi ancora non l’ha acquistato, lo soppesa, lo sfoglia, lo fa suo, prima di possederlo.
Chi l’ha posseduto e lo dona. Chi non sente di possederlo ma ne aspira le parole e lo cede allo sconosciuto. Chi lo incontra per la prima volta e se ne innamora a prima vista. Chi non l’ha mai amato e lo ritrova amandolo anni dopo.
Chi se lo fa amico per la vita e lo consulta ogni volta che si sente solo. Chi ama quello vecchio, consunto ma pieno di fascino dell’antica età. Chi se non è nuovo e uscito dalla stamperia non lo vuole. Chi lo dimentica su uno scaffale e lo riacquista come un vecchio doppione poco amato.
Chi lo restaura perché lo ama troppo. Chi lo chiude in teche di cristallo per preservarlo nei secoli. Chi con mano certosina lo scrisse rimettendoci la vista. Chi l’arrotolò in papiri dimenticati e polverizzati dai millenni. Chi invecchia sopra alle consunte pagine e lo studia. Chi l’ha studiato e lo getta via odiato. Chi lo trova obsoleto e lo rinnova nelle moderne tecnologie.
Chi ne ricerca la versione economica e aspetta che esca in stampa. Chi ne vuole la versione di lusso per poi vantarsene. Chi trascorre ore in libreria per scovare il tesoro. Chi lo cerca perché gli è stato suggerito. Chi non lo suggerisce perché ne è geloso. Chi non lo suggerisce perché non l’ha amato. Chi ne ha sentito parlare da qualche parte. Chi ne ha letto un estratto sul giornale.
Leggere è un po’ succhiare l’essenza di colui che scrive, un parassitismo positivo che trasla concetti da una mente che li crea a una mente che li fa suoi. Li ingloba nel suo essere e ci mette il suo vissuto, le sue esperienze, le sue visioni. Un solo scritto mille e mille interpretazioni.
E’ per questo che un autore è sempre amato e sempre odiato. Un finale è giusto ma è anche sbagliato. Un personaggio azzeccato e simpatico ma anche antipatico e se ne poteva fare a meno.
L’ambientazione è azzeccata ma si poteva spaziare di più. Il nome del protagonista è stato una trovata oppure come è venuto in mente all’autore di affibbiargli quel nome.
Il suo stile è geniale, lo amo perché avrei voluto dirle io quelle cose. Il suo stile è noioso non riesco a seguirlo. Lo stesso libro ha centinaia di recensioni diverse.
La cosa più bella però è il “trip” da libro, l’LSD innocuo che ti fa viaggiare senza spostarti, che ti arricchisce senza distruggerti.
Buona lettura a tutti.

Voglio qui regalarvi alcuni miei versi dedicato all’oggetto libro.

Bruno Benfenati - Libri




Un libro – cinque sensi

Profumo di colla e d’inchiostro,
profondo respiro odoroso,
di pensieri in chiaroscuro.
Sussurro e fruscio
di spirali fumose.
Si stringono, si formano,
insieme.
Un tocco liscio,
dove l’anima scivola,
restando immortale.


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