Viva L'Italia, L'Italia liberata,
L'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva L'Italia, L'Italia che non muore...
Parole di qualche anno fa, scritte da De Gregori. In questi tempi bui per la nostra Penisola, mi sono venute spesso in mente. Cambiamento è la parola usata ed abusata del momento. La sentiamo e la leggiamo ovunque. La parola d'ordine che fa tremare chi al potere s'è abbarbicato, come una pianta infestante attaccata alla roccia. La roccia si sgretola sotto gli attacchi del tempo e pezzo per pezzo ha scoperto le radici marce. Via il vecchio, avanti il nuovo. Ci sentiamo tutti santi in questa grande battaglia contro il potere, “la casta”, ormai la moda impera e non se ne può più di sentirla pronunciare, di vederla su quelle poltrone per noi irraggiungibili. Siamo invasi dal livore, traditi da coloro a cui avevamo dato fiducia. Ci hanno rubato tutto e qui la parola “ladri” fa da cassa di risonanza con “Casta”: siamo governati da una casta di ladri. Non si possono negare: l'evidenza, le indagini, gli scandali, le accuse reciproche che si scagliano gli uni contro gli altri, le vendette di chi è stato escluso dalla casta contro chi aveva tanto promesso e non mantenuto, chi parla e chi tace ricattando, mentre il Paese scivola giù, la gente soffre, c'è chi non arriva alla fine del mese, chi ha perso casa... L'elenco è lunghissimo non farò il copia, incolla da un qualsiasi quotidiano chiudendo il periodo con “depressione”, giovani allo sbando, anziani alla fame. In tutto questo sunto, doveroso da parte mia, quasi un “tweet” di una manciata di caratteri: politici, casta, ladri, miseria, recessione, probabile fallimento, c'è un però, che aggiungo bene in evidenza oppure se volete un ma, grande e grosso: il mio.
Come siamo arrivati fin qui? Al “bar dello sport” tra la Roma e la Lazio, cito queste squadre perchè io vivo nella capitale ma va bene anche la vostra squadra del cuore, s'intercala assieme al sorso di caffè bollente la parola Euro, Europa e Germania. E' tutto colpa dell'Euro! La bella lira, quella che riportava sulle banconote l'effige dei grandi del nostro Paese, ci fa riscoprire tutti patrioti. Prima sì che si stava bene, con mille lire ci compravi tanto, magari senza andare così indietro da piangere per le “mille lire al mese”, ora che ci fai con 50 centesimi? Non ti bastano per quel caffè che hai davanti. Le chiacchiere da bar sono quelle più ascoltate. Secondo me, i politici, fanno mettere le microspie nei locali per captare l'umore del popolo e ci costruiscono le campagne elettorali. In gergo tecnico si dice che parlino alla pancia della gente. Mi domando allora, lo stomaco, ragiona? L'intestino fa girare i neuroni? La povera Italia è perciò frutto di mala digestione? Un lassativo o un antiacido potrebbero in questo caso aiutarci molto. Ma la situazione ad ascoltarla blocca lo stomaco, il cuore e persino il cervello atrofizzato. L'unica domanda che la gente si dovrebbe fare è: chi ha dato il mandato di governarci, noi, popolo sovrano a cotali rappresentanti? Che casta e casta d'Egitto, ma mi faccia il piacere! Direbbe il grande Totò.
Dovremmo ripassare un po' di educazione civica, vecchie reminiscenze scolastiche su quale siano i nostri diritti e i nostri doveri, su come sia il nostro sistema di governo. Oops, mi scuso (scivolo nell'inglesismo anch'io), l'educazione civica è materia che resta nei programmi scolastici non nella loro attuazione, spesso dimenticata per altre urgenze didattiche, i libri restano intonsi, odorosi di colla.
Punto primo: l'ignoranza, punto esclamativo e a capo.
Un popolo ignorante si governa e si manovra meglio. Nello scriverlo, mi sento sessantottina, anche se allora ero una bimbetta. Il concetto però è profondo. Quando si vota si è coscienti non solo per chi si sta votando ma per cosa? I deputati e i senatori, il Parlamento, il governo, il presidente del Consiglio e quello della Repubblica, oltre a espressioni lette e sentite sappiamo davvero cosa siano e quali sia il loro ruolo? Penso che la maggior parte della gente comune non abbia le idee molto chiare, anzi le ha del tutto oscure.
Punto secondo: l'onestà, punto esclamativo, e a capo.
La casta e i politici ladri. Concetti che innescano rabbia sociale, una polveriera pericolosa da mantenere silente ma facile da incendiare quando fa comodo a qualcuno.
L'immagine che viene facilmente agli occhi è il gregge che segue il cane.
Pecore: siamo tutti pecore?
Non m'addentrerò nei meandri dei giochi di mercato e di chissà quali trame nascoste, tanto care ai complottisti, semplicemente mi viene da fare una piccola analisi di auto e collettiva coscienza.
Ci sentiamo così vittime derubate che non ci viene spontaneo soffermarci, la cecità è volutamente indotta, sulla nostra di onestà?
Ogni volta che c'è da pagare le tasse, agli italiani scoppia un'epidemia molto contagiosa: l'evasione fiscale. Chi ne viene colpito, tutti o quasi, tranne quelli che sono forzati a pagarle: i dipendenti, ai quali vengono prelevate direttamente dallo stipendio, sfugge come anguilla viscida.
Qui viene fuori l'italica fantasia. Il sostantivo: tasse, non è una malattia mortale che solo pronunciarla ti scaglia addosso la finanza. E' un tributo sociale che tutti dobbiamo pagare per avere dei servizi in cambio. Al bar di cui sopra, spesso si parla di sanità e di servizi negati dai governi ladri ma anche di fiamme gialle, che bruciano come quelle dell'inferno.
E' onesto chi sfugge ai propri doveri di cittadino? Pretendiamo scuole funzionanti, sanità gratuita per tutti, treni che spaccano il minuto e con cosa si dovrebbero gestire? In un condominio, per pulire le scale, tutti pagano la loro quota e in cambio si ha il servizio. Nel condominio Italia, se nessuno paga ma tutti pretendono, come può procedere avanti il Paese? Ho semplificato l'analisi e tanti altri sarebbero gli argomenti in cui la nostra onestà vacilla per scivolare nell'egocentrismo disonesto. La furberia del raddoppio del valore lira/euro, quando si passò alla moneta unica e molti pensarono di arricchirsi sulle spalle dei consumatori, con una miopia così grave da rasentare la cecità.
Ora c'è la crisi e la parola è enorme alibi per pessimi comportamenti. Sottopagare ad esempio chi lavora e tacitarne ogni ribellione, c'è crisi e i posti scarseggiano, così chi offre lavoro ricatta chi lo riceve per bisogno. C'è crisi e nessuno paga più nessuno. Pagamenti dilazionati in ere geologiche, non s'incassa, si lavora per non chiudere, si piega la testa al mercato fermo, così dicono ma il mio pensiero è semplice, l'ho già detto. Molti arrancano sul serio, ma tanti sono i furbi che hanno innescato questo nefasto sistema dal quale credo, sarà molto difficile uscire.
Non cito mafia e politici ci pensano altri, molto più bravi di me nell'analisi. Anche questo, però è un cancro tutto italiano la cui chemioterapia siamo noi. Quando votiamo, non facciamo acquistare il nostro voto in cambio di qualcosa, da gente corrotta e connivente. Nel nostro piccolo non comportandoci da “mafiosi”, esigendo un servizio, che sarebbe diritto avere, se pagassimo le tasse, e non chiedendolo come un favore a qualcuno anche a costo di scavalcare chi aveva agito correttamente. Non facciamo “le pecore” seguendo la moda e gli slogan del momento, il passato remoto e recente lo conosciamo tutti ma ricadiamo negli stessi errori.
Ne usciremo?
Francesco De Gregori, lo esplica in modo esauriente. Parole non solo da canticchiare ma da meditare, come ho fatto io in questi giorni.
...L'Italia derubata e colpita al cuore.
...La storia siamo noi,
nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo...
...La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
... L'Italia che non muore...
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