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mercoledì 20 novembre 2013
Malati di tecnologia
A volte, ho pensato a come vivevano i nostri antenati. Come potevano sopravvivere senza tutti gli aiuti tecnologici di cui siamo dotati oggi giorno?
Se una cosa non la conosci, non hai problemi ad usare la sola conoscenza che possiedi, ma se hai ormai un legame indissolubile con l'aiuto che la scienza nei secoli ti ha messo a disposizione, come puoi sopravvivere senza?
Senza filosofeggiare sull'umana dipendenza, scendo nei dettagli piccoli e insignificanti ma che mi hanno fatto riflettere sull'argomento.
Necessità aguzza l'ingegno umano. Ho una piccola casa, una casina tanto carina, senza soffitto e senza cucina, almeno lo era mesi fa. Sogno di notti di mezza estate, immersa nella campagna romana, in una natura che purtroppo va scomparendo, la mia oasi dal cemento, e dalla folla cittadina. Per anni ci ho passato l'estate, ma la chiamavo campeggio attrezzato.
Una casupola, costruita molti anni fa dal suocero, nata come casetta per gli attrezzi in campagna e poi cresciuta come “casa”, vi fu aggiunto un bagno e una cucina, una sala da pranzo, ma mancava di energia elettrica. Fu messa negli anni ottanta. L'acqua è sempre stata poca. Raramente mancava, ma dai rubinetti usciva un filo sottile di liquido, appena sufficiente per le più elementare funzioni, lavarsi come gli antichi, al lavandino. Avete mai provato a fare la doccia con una goccia che esce a stento? Studiando il flusso e riflusso, alla fine avevamo capito l'ora più adatta, lontana dai pasti, tanto fa male bagnarsi con lo stomaco pieno, come dicevano le nostre nonne; prima dell'innaffiatura serale di prati e giardini. Lo so è vietato usare l'acqua dell'acquedotto pubblico per tali operazioni, ma vallo a dire a chi se ne infischia, valli a scovare soprattutto. Si sa, in Italia tutto è vietato ma nulla è vietato.
Amante della campagna non ho mai considerato un problema la mancanza tecnologica, un piccolo frigo da bar, uno scaldabagno elettrico, il massimo che l'impianto “da lampadine” poteva reggere. Ho scoperto la fatica di fare il bucato come le nonne, almeno per le necessità, le lenzuola me le riportavo nella tecnologica casa romana. Con la lavatrice fai fare il bucato e la scordi fino a ciclo completato. Se lo devi fare con fatica e con olio di gomito, ci pensi e ripensi se le cose sono abbastanza sporche o possono anche aspettare qualche altro uso. I detersivi che candeggiano? Strofina, altro che miracolo della chimica. E ho pensato ai racconti sulla mia bisnonna che faceva il bucato nelle fontane del palazzo, con cenere e profumo d'alloro, la lisciva, mi sono sembrati molto meno romantici.
Neanche a pensare alla lavastoviglie, acqua insufficiente e corrente che appena regge un frigo piccolo. Ho pensato a mia madre, che ne ha lavati di piatti con o senza sgrassante e profumo di limone.
Siamo malati di tecnologia, molta è la fatica che ci risparmia in termini di lavoro, ma quanto questo ha inciso sull'inquinamento del pianeta? Moltissimo.
Quest'anno, la casina è diventata una “casa”. La ristrutturazione procede, e io ho trascorso parte del mese d'agosto, tra operai, cemento, mattoni e polvere, polvere, polvere...
Non era ancora tempo d'insediarsi, l'abbiamo fatto lo stesso, armandoci di pennelli e vernici la colorazione dei muri è stata tutta opera nostra. Manca il gas, l'allaccio richiede più di un mese, che sono diventati sei e ancora non si vede la fine. Attrezzati con una bombola per acqua calda e cucina. Se ti fai la doccia si spegne il gas sotto la pentola della pasta. E che cosa vuoi che sia in confronto a prima? Già prima c'era la bombola per cucinare, una arcaica macchina del gas, anni settanta, che ha sempre funzionato benissimo, aveva tecnologicamente sostituito l'uso del caminetto a legna, posto giustamente nel locale cucina. Mi raccontava la suocera, che prima, quando era ragazzina lei, la pasta si faceva in casa con le uova delle galline del pollaio di famiglia e l'acqua bolliva nella “callara” il pentolone di rame attaccato al gancio del caminetto. Altri tempi e molta tecnologia in meno ma si viveva bene lo stesso, molti cucinavano con la cucina a legna. Certo c'era la legna da procurarsi e con la cenere facevano il bucato ma questo l'ho detto, ai tempi della mia bisnonna.
Sistemato il problema momentaneo del gas, tutto funziona a meraviglia, c'è una centralina elettrica invece dei due fili da “lampadina”. Manca “soltanto” una tv, ne faccio volentieri a meno ma l'antenna è già installata e soprattutto, nota dolente, per la sottoscritta, manca il collegamento internet. Ricordo ancora quando non esisteva la rete, quando mi sembrava una diavoleria inutile a che cosa poteva mai servire? A fare due giochini? Sorvolo sulla mia ignoranza d'allora e sulla mia dipendenza odierna. Non riesco a fare nulla senza una ricerca e una googleata.
Per chiamate brevi, ci sono i cellulari, ma ricordo ancora, quando ogni paio di giorni, scendevamo in paese per chiamare i genitori alla cabina telefonica della telecom, allora Sip, non prima di aver reperito una manciata di gettoni di ottone e quando erano finiti, avevi finito di parlare, perché la conversazione veniva interrotta. Negli anni novanta ci sembrò un paradiso il primo cellulare. Mettere la linea telefonica, non conveniva, ci passavamo soltanto il mese d'agosto, campeggiando, non c'era neanche il riscaldamento. Ora il caminetto, troneggia in salotto, fa atmosfera, ultimo grido, con piastra in ghisa. Ci siamo sbizzarriti nell'uso tecnologico, come se la mancanza tecnologica passata, accettata un po' per necessità un po' per snobbismo, ci fosse piombata addosso tutta insieme.
Quello che conta è la natura, ma la si contempla meglio, con luce, gas, acqua e riscaldamento, lavatrice e lavastoviglie, internet e quanto di meglio la scienza ci offre.
Il giardino? Motozappa! Chi li ha più i muscoli dei vecchi contadini? Altro che zappettare a mano. Per cogliere le olive? C'è la macchinetta, sostituisce le dita e le vesciche che ne venivano fuori. Rapida, butta giù quintali di olive e nel tempo che …. un tempo ci voleva a completare un albero, ora ne fa tre o quattro, dipende dalla resa.
L'orto impossibile se non ci abiti? Non è così, si può allestire un orto quasi autosufficiente, innaffiatura automatica ad ore precise, manca ancora la macchina che raccoglie gli ortaggi, e che bisogna fare? Ogni tanto un muscolo si deve pur muovere.
Motori a miscela, motoseghe, taglia erba elettrico, tutto ruota intorno al petrolio e suoi derivati. Ma se un giorno, tutto questo per una qualsiasi catastrofe, dovesse scomparire?
Mi toccherà imparare di nuovo a scrivere con la penna a sfera e forse strappandone all'oca dei vicini fabbricarmene una con inchiostro ad immersione, è così molesta con i suoi versetti giulivi che non mi verrebbero sensi di colpa, le ricrescerà.
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