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giovedì 26 giugno 2014

Il trillo



Quel suono incessante che penetra nella testa, che annuncia una chiamata dall'esterno. Un campanello che suona, bucando quel silenzio in cui ci raccogliamo a riflettere e che fa trasalire e a volte imprecare.
Per decenni è stato un trillo quello che annunciava una telefonata in arrivo, poi arrivarono le suonerie e fu il caos. 
E' musica o chiamata? E' il mio cellulare o il tuo? Si fruga nella borsa o nelle tasche per controllare se la chiamata è arrivata proprio a noi. 
È telefonata anelata e sperata, inaspettata ma piacevole. Può essere telefonata non cercata, si può rifiutare e mettere in attesa in un interminabile sinfonia di Mozart.
C'è la chiamata odiata e temuta: la telepromozione. In quel momento, presi alla sprovvista, perché quei demoni del marketing ben sanno come prenderti alla gola, ci sono le più svariate sfumature di educazione o maleducazione a seconda della nostra preparazione alla sopportazione. Si cerca di non infierire su poveri lavoratori sfruttati per pochi euro, declinando cortesemente l'offerta, oppure si interrompe la comunicazione senza dar modo di rispondere o si ricorre alla fioritura degli improperi di cui sono ricchi i nostri dialetti, è una scelta immediata, suggerita in modo particolare dal momento in cui siamo stati colti o magari dall'arroganza dell'interlocutore.
Si è tentati di non rispondere e far trillare all'infinito quel malefico aggeggio. 
Per quel che riguarda me, il famigerato trillo è particolarmente odiato mentre sono nel bel mezzo di un racconto. Concentrata al massimo nel cercare un particolare vocabolo, nel descrivere una scena, arriva sempre e immancabilmente lo squillo. E il momento magico s'infrange come vetro a terra, in  mille pezzi, difficili da assemblare, si vedrà sempre l'incrinatura. Meglio lasciar perdere e rimandare. Riprendere il filo diventa molto difficile e spesso sono tentata di “staccare” la spina. 
Nel mondo odierno, in cui la parola connessione è il termine imperante, staccarla diventa impossibile.
Non esiste solo il trillo, c'è anche quel suono sommesso che ti annuncia un messaggio in arrivo, e se fosse urgente rispondere? Difficile ignorare quella spia colorata che lampeggia sullo smartphone. 
Un tempo il vecchio e dimenticato telefono di bachelite serviva per comunicare verbalmente, ora c'è  un mini computer, che sta nel palmo di una mano e richiama sempre la tua attenzione. Trilla, squittisce, lancia segnali inequivocabili occhieggiando. È impossibile resistere. Ogni attività viene momentaneamente sospesa, si arriva ad estremi di maleducazione a volte inconsapevoli, non siamo più in grado di spegnere pigiando un semplice tasto per dedicarci alla connessione viso a viso. Rispondiamo ai messaggi e alle notifiche mentre la persona in carne ed ossa sta lì ad aspettarci. 
Tra i tanti trilli, c'è il Trillo con la maiuscola, come piace a me evidenziare le parole di un certo peso.
Lo squillo temuto da sempre, soggetto dei nostri più reconditi pensieri. Quello che s'insinua come una nebbia densa e nera oscurando ogni altra visione. Lunghe lingue di fumo nell'anima, l'intossicano e non fanno pensare ad altro. Lo hai immaginato tante volte, hai costruito attorno una miriade di comportamenti e reazioni emotive per esorcizzarlo. Speri che resti sempre nelle tue nefaste fantasie ma prima o poi, purtroppo, arriva.
Quando si concretizza, quando le tue paure prendono forma reale, la reazione è sempre quella che non avevi previsto e non sai come rispondere. Si resta muti, con le mani che tremano e lo stomaco che vorrebbe liberarsi istantaneamente per farti correre via senza orpelli. Scappare come una bestia ancestrale presa dalle morse del panico.
Poi, viene la rabbia, segue sempre a braccetto la paura. Rabbia e paura, si odiano e si amano.
Si gira attorno alla notizia, se non avessi risposto... Pensi alla spensieratezza dell'attimo che precede e ti viene un senso di colpa gigante, così passi a: se me l'avessero detto subito e scagli la rabbia e la paura attraverso un freddo e meccanico aggeggio  tecnologico. Dopo, solo dopo, trovi una giustificazione al fatto. Poteva andare peggio, poteva succedere l'irreparabile, tutto sommato è andata discretamente e metabolizzi.
Nel frattempo, sei tu che fai trillare decine di volte il cellulare altrui, vuoi notizie per placare l'ansia e non sai frenarti, diventando inopportuno in momenti inopportuni ma in quei casi la razionalità non esiste più.
Prima che Meucci o Bell inventassero il telefono c'era più tempo per una vita a misura d'uomo? Domanda a cui non so rispondere per mancanza di testimonianze. Mi piace però pensarlo, perché sono una persona che ama raccontarsi e raccontare favole.


p.s. Il famigerato trillo mi è arrivato due volte quest'anno. Sono stati attimi di panico in cui tutto ho immaginato, aggrappandomi alla fantasia nefasta piuttosto che alle parole udite che credevo edulcorate.
Tutto sommato, poteva andare peggio.

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