A te navigante...

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martedì 21 ottobre 2014

All'arrembaggio!




Un piccolo omaggio personale al mondo dei pirati che tanto mi affascinava da ragazzina. Cresciuta con i libri di Salgari, tra le gesta del Corsaro Nero e le battaglie di Sandokan, la Perla di Labuan e Tremal-Naik o meditando sulle ambiguità di Long John Silver nell'isola del Tesoro di Stevenson.




La bandiera, la più temuta tra tutti i marinai, la Jolly Roger, si dibatteva rabbiosa in cima all'albero maestro. Il teschio bianco ghignava. Il vento di poppa era favorevole. Le vele gonfie di vento come barili carichi di rum. 
La ciurma sul ponte aspettava in silenzio, ognuno intento alle proprie incombenze. 
La proposta del capitano era stata messa ai voti, nessun voto contrario.
Il nostromo fischiò l'ordine e i fiocchi furono sciolti.
Le assi scricchiolavano all'ondeggiare della nave tra poppa e prua. 
Il capitano, fiero e impassibile stava ritto sul ponte, il cannocchiale puntato verso l'ammiraglia spagnola.
All'orizzonte si stagliava la Don Pedro, carica d'oro, d'argento e di pietre preziose.  Era salpata da Aruba diretta in patria per alimentare le casse di sua Maestà iberica.
Gli uomini già pregustavano la divisione del bottino e i festeggiamenti che ne sarebbero seguiti.
Il capitano Hawkins alzò il braccio in alto. Era il segnale che tutti si aspettavano.
Le onde si abbattevano schiumose sulla murata. E il vento sferzava i volti cotti dal sole e asciugati dalla salsedine. Visi segnati, dai tratti duri, dalle cicatrici profonde.
L'odore del mare si mescolava all'afrore del sudore. 
La nave spagnola si avvicinava sempre di più alla Mary Rose. 
- Timoniere, poggiare la nave! – Ordinò il capitano e la prua fu drizzata in direzione del vento. 
-  Nostromo issare la scotta!
Dalla Don Pedro partì una raffica di colpi di cannone. L'acqua si alzava in colonne, lì, dove affondavano le palle di piombo.  
- Fuoco! - Ordinò Hawkins.  
- Ahrrrr! - La risposta del cannoniere, in gergo: “Agli ordini capitano!”.
Un colpo andò a segno e la Don Pedro fu colpita a babordo. Le grida dei marinai si udivano fin sulla nave pirata. Il rumore sordo dei cannoni invase lo specchio d'acqua. Ed era tutto un ribollire di onde impazzite.
La Don Pedro si era fatta ormai vicina.
- Sventare! - Ordinò Hawkins. 
Il nostromo fischiava frenetico gli ordini. Le vele furono disposte a bandiera e la nave decelerò pronta all'arrembaggio. 
-  Timoniere accostare di tre gradi! 
La nave velocemente accostò di tribordo a fianco della Don Pedro.
La ciurma ben addestrata sapeva il fatto suo. Le armi tra i denti, si arrampicava sulle passerelle che erano state issate tra i due ponti. 
-  All'arrembaggio! - Fu il grido univoco.
Il capitano della Don Pedro, Felipe Navarro, ritto sul ponte impugnava una spingarda. La spada nel fodero, pronta alla lotta corpo a corpo.
Fu un attimo e il ponte fu invaso dal fumo delle armi da fuoco. L'odore di polvere da sparo, acre, chiudeva le narici, coprendo l'odore dolciastro del sangue e della morte.
Non si distinguevano più i corpi a terra, degli spagnoli, dei pirati inglesi.
Le camiciole dei combattenti imbrattate di sangue proprio ed altrui.
Le gole venivano tagliate, i corpi infilzati dai fendenti delle spade lorde di rosso vermiglio. I volti feroci dei pirati fissavano  i volti inorriditi degli spagnoli, occhio per occhio, dente per dente.
Sì, anche morsi erano un'arma affilata. Un orecchio staccato, un occhio cavato.
E grida, da perforare i timpani.
Poi, fu silenzio.
Felipe Navarro era morto per ultimo tra gli ufficiali. Si era battuto da eroe.
I superstiti, legati come salami, venivano spintonati verso il capitano Howkins.
- Chi vorrà unirsi a noi, avrà salva la vita. Altrimenti saranno gli squali a banchettare! Shark bait! Sarete ami per squali!
-  Dead men tell no tales!  ("Gli uomini morti non raccontano storie") - Gli ordini non esigevano replica. La ciurma li incitava con malizia.
Gli spauriti prigionieri si guardavano l'un altro. La morte o una vita fuori legge? I più pavidi scelsero quest'ultima. Gli altri furono gettati vivi in mare e le loro grida si persero nel vento.
- Alle stive! - Gridò la ciurma. Howkins sorrideva soddisfatto.  
- Sea Legs! Timoniere aggiusti la rotta. Ci riporti a casa! – Ordinò Hoklins,  quando tutti i forzieri furono trasbordati da una nave all'altra. Fu un lavoro pesante e richiese tutta la notte. Poi con un paio di colpi di cannone ben assestati, la Don Pedro fu affondata, per non lasciare tracce. Avere alle calcagna le navi della marina reale spagnola, non era certamente quello che i pirati inglesi anelavano. Ritrovarne la rotta, in questo modo, sarebbe stato difficile.
A bordo, la divisione del bottino scatenò un putiferio e botte da orbi. Il capitano assisteva sornione allo sfogo della sua ciurma, sapeva come sarebbe finita. Non ci sarebbe scappato il morto ma soltanto ammaccature più o meno gravi. Se le davano di santa ragione, a mani nude o con qualsiasi cosa potesse servire alla bisogna, persino le protesi di legno delle gambe di chi le aveva già perse in altre battaglie o gli uncini al posto delle mani che menavano fendenti peggio dei pugnali.
Fiumi di rum scorrevano e andavano ad appesantire gli aliti e impastare le bocche. Le lingue inciampavano nell'esprimersi, i corpi ondeggiavano per conto loro, non seguendo più il rollio della nave. Alcuni cantavano ormai fuori controllo:
_ Fifteen men on a dead man’s chest
Yo ho ho and a bottle of rum! (Quindici uomini sulla cassa del morto e una bottiglia di rum!).
Soltanto il capitano e il timoniere restarono sobri. L'uno contava nella sua cabina l'oro dei dobloni, l'altro seguiva la rotta verso la Tortuga.

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