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giovedì 4 giugno 2015

L'uomo bambino

Questa è una versione per il concorso Fantàsya a Palazzo, che avevo scritto e non spedito. Un bel dilemma, meglio uno o l'altro? Con Braccato sono arrivata terza. Ho deciso d'istinto ma chissà? 



Lo gnomo, col cappello appuntito sedeva sullo scaffale in alto a destra, nella nuova biblioteca, situata a lato del cortile signorile.  Dondolava le gambe nervoso, escogitando scherzi ai danni degli assorti lettori.
Era invisibile, uscito da una pagina stropicciata di un libro, segnato da impronte di dita sporche di cioccolato. Si era stancato di stare lì dentro, schiacciato tra una fine capitolo e l'inizio di un altro.
L'uomo bambino entrò. Era alto ma aveva negli occhi l'innocenza,  egli sapeva leggere oltre le parole scritte.
Era l'unico che poteva vedere il piccolo gnomo che ne fu infastidito, distolto dai suoi propositi. 
In piazza, suonava la banda e tutti corsero fuori ad ascoltare, spintonando l'Uomo Bambino che restò immobile a fissare il piccolo gnomo dispettoso.
Con un gesto di stizza, lo gnomo alzò fiero lo sguardo, tirando indietro il cappello a punta. L'uomo bambino guardò  in quegli occhi di cristallo e si perse.
Viaggiò nel cielo oltre la cappa di stelle lucenti. Risucchiato nel vortice delle galassie, vide mondi di ghiaccio e mondi di fuoco.  Sfiorò e dialogò con le più incredibili creature. Le stelle gli danzavano attorno a spirale e dentro egli scorse un Coniglio in ritardo, un pazzo dai tanti cappelli, un corsaro vestito di nero, sette nani laboriosi e una fanciulla bianca come la neve, una scarpa di cristallo, qualche principe azzurro in ritardo. Leggiadre gocce d'inchiostro piovevano su di lui ma prima di toccare terra esse prendevano forma, era a lui a dargliela.
L'Uomo Bambino chiuse gli occhi esausto per il lungo viaggio.  Attorno a lui volteggiavano in aria tutti quelle creature. Il Nano batté le mani stizzito ed esse presero posto tra le pagine, alcune consunte dagli anni, altre nuovissime e odorose di colla. Stufo di fare dispetti, raccolse il cappello, rientrò tra la fine di un capitolo e l'altro. La punta del cappello gli rimase fuori, come segnalibro.
L'uomo bambino, ormai solo, si adagiò tra le note facendosi cullare.

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