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giovedì 30 agosto 2012

Gaspare Romano


Varo del cacciatorpediniere Roma
Una domanda si fa strada nel leggere, chi è Gaspare Romano?
Vissuto alla Garbatella, ha contribuito alla vita del quartiere. Molti di noi, lo hanno conosciuto come calzolaio. Attento e scrupoloso nel suo lavoro, infaticabile padre di famiglia.
Il suo negozio era situato all’interno di un lotto a via Obizzo Guidotti.
Quello che nessuno sa, è che Gaspare Romano, fu un sopravvissuto della Corazzata Roma, una delle tragedie poco conosciute della marina italiana, affondata subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nel golfo dell’Asinara, assieme al cacciatorpediniere Da Noli e al Vivaldi.
Tutti conosciamo la tragedia di Cefalonia, sottolineata dai libri di storia, ne è stato anche tratto un film, con Luca Zingaretti, pochi, invece, conoscono la storia del cacciatorpediniere Roma.
E’ storia d’Italia, ma grazie alla testimonianza e ad una particolare iniziativa di Gaspare Romano, di cui vi parlerò in seguito, fa parte anche della storia della Garbatella.
La data dell’8 settembre, fu uno shock totale per le forze armate italiane, non si capiva più chi era l’alleato e chi era il nemico, da un momento all’altro italiani e tedeschi, fino ad allora alleati, si trovarono a faccia a faccia come nemici.
Riporta il sito "Antarctica sailing project":
"Il giorno precedente all’armistizio, la flotta della marina militare, ancorata a La Spezia e totalmente all'oscuro delle trattative, era pronta a muovere contro le forze d'invasione alleate che si stavano avvicinando alle coste di Salerno.
La notizia dell'armistizio raggiunse gli equipaggi e il mondo intero alle 18 dell'8 settembre, anche se era stato firmato già segretamente il 3, e le clausole riguardanti la marina prevedevano il trasferimento della squadra del Tirreno al porto di Bona, mentre la flotta di Taranto si sarebbe diretta a Malta arrendendosi agli anglo americani.
Alle 00.03 del mattino del 9, la squadra di La Spezia prende il mare con direzione La Maddalena passando a ponente della Corsica. Alle 06.30 all'altezza di Capo Corso, si unisce un gruppo di navi proveniente da Genova e alle 08.40 altri quattro cacciatorpedinieri provenienti da La Spezia.
Sono ventidue splendide navi, e la corazzata Roma con le insegne dell'ammiraglio Bergamini è in testa alla formazione. La squadra naviga velocemente al largo della costa occidentale della Corsica e, avvistata l'Asinara prova ad accostarsi a La Maddalena.
La base navale, però, è stata occupata dai tedeschi che se ne sono impadroniti alle 11.25, ma è solo alle 14.20 che Bergamini viene informato ed immediatamente ordina l'inversione di rotta, e la Roma fino a quel momento in testa alla formazione si trova ora in coda.
Alle 15.10, un gruppo di cacciabombardieri Junkers attaccò le navi, le quali aprirono il fuoco contraereo e manovrarono in modo da sfuggire alle bombe, così nessuna nave fu colpita  mentre un aereo venne abbattuto.
Gli aerei tedeschi, avevano in dotazione una bomba, che oggi sarebbe definita “intelligente”.
Non era facile, però, utilizzare questa nuova arma, ma la flotta d’aerei tedeschi era stata perfettamente addestrata al loro utilizzo.

Bomba teleguidata FX 14
Sin da subito gli attacchi si concentrarono verso la Roma, una prima bomba cadde vicinissimo la murata di dritta di poppavia, scoppiando sotto lo scafo.
La seconda bomba cadde sul lato sinistro, tra il torrione di comando e la torre sopraelevata, provocando l'allagamento del locale delle motrici e l'arresto della nave, la deflagrazione in rapida successione di tutti i depositi di munizioni, l'incendio in numerosi locali con cessazione dell'erogazione di energia elettrica, lo sbandamento del torrione di comando.
Esplosione della nave Roma


Secondo la testimonianza di Gaspare Romano, però, non è ben chiara la caduta della seconda bomba, in quanto lui stesso, si trovava sulla torre sopraelevata e quindi sarebbe dovuto morire sul colpo.
schema segnato da Gaspare romano sulla caduta delle bombe
L'imponenza dell'esplosione nelle santabarbare mise rapidamente la nave in condizioni disperate. Cominciò a sbandare sulla dritta e si arrestò per alcuni istanti col trincarino di dritta a mezzo metro dall'acqua: fu allora che il tenente di vascello Incisa, il più anziano dei pochi ufficiali superstiti ordinò di abbandonare la nave.
Subito dopo, alle 16.12, la Roma, accelerando il movimento di rotazione, si capovolse spezzandosi in due tronconi e scomparve. Per breve tempo la poppa rimase verticale con le eliche fuori dall'acqua, la prora affondò con moto lentissimo.
Morirono 1266 uomini d'equipaggio, 86 ufficiali, tra cui il comandante della nave capitano di vascello Adone del Cima, l'Ammiraglio Bergamini e il suo Stato Maggiore. "
Il sottufficiale della Roma, Gaspare Romano scrive nei suoi diari:
“…Riavutomi dallo svenimento, mi ritrovai solo e pieno di sangue al mio posto di combattimento situato proprio nella fiancata ove c’era stato l’impatto con la bomba. Barcollando, uscii alla meglio dalla postazione ed è indescrivibile lo spettacolo che mi si parò davanti; a distanza di tanti anni, chiudendo gli occhi lo rivedo ancora in ogni suoi minimo particolare. Non perdendomi d’animo, cercai il mio salvagente, ma no lo trovai. Mi incamminai allora verso la poppa della Nave e,  aggirando un’enorme buca in cui si era conficcata addirittura una delle nostre motolance, la raggiunsi dopo un tempo che sembrò lunghissimo. Qui mi affacciai e sentii un uomo in mare che mi chiamava dicendo: “Buttati! Buttati!” (era il capitano medico Lorenzini). Istintivamente mi gettai in mare trovando in quel gesto l’unica speranza di salvezza.
All’arrivo dei soccorsi, un marinaio, che mi tese la mano e nonostante il mio stato pietoso mi confortò, continuando a ripetere “Sei Salvo! Sei Salvo!”. Forse furono proprio le sue parole a tenermi in vita.”
Anni dopo Gaspare Romano, nel 51° anniversario della tragedia, scrisse questa dedica pubblicata sulla rivista Nastro Azzurro:
“A te caro fratello, che con tanto amore e abnegazione hai contribuito al mio salvataggio, questo affettuoso e riconoscente ricordo”.
Il resto della squadra, dopo aver raccolto i superstiti, si salvarono in 520, dovette respingere altri attacchi aerei, e si divise in due gruppi, uno raggiunse Malta, l'altro le Baleari dove fu internato sino alla fine della guerra. Rimpatriato, Gaspare Romano, tornò nel suo quartiere, alla Garbatella, e fu curato nel convento che si trova nell’ex tenuta Nicolai e lì fece voto alla Madonna del Divino Amore che avrebbe fatto di tutto per ricordare i caduti di questa ennesima tragedia di guerra, tragedia che lo ha segnato per tutta la vita. Negli appunti e scritti, che mi sono stati gentilmente dati dal figlio Francesco per scrivere questa storia, ho potuto più volte rilevare il  grande trauma da lui subito e che non è mai più riuscito a superare.
Nel prossimo articolo, vi parlerò dell’iniziativa presa da Gaspare Romano e di come questa storia d’Italia, diventa anche storia della Garbatella.


Ringrazio il figlio, Francesco Romano, per aver condiviso con noi gli appunti ed i ricordi di suo padre.

Questa opera è tutelata secondo le  condizioni previste da questa licenza creativecommons



5 commenti:

  1. Ho letto questa sera il bellissimo post riguardante Gaspare Romano, marinaio della Regia Nave da battaglia Roma. E' possibile, con urgenza, mettersi in contatto con la sua famiglia? Stiamo organizzando le celebrazioni per il 69° anniversario a Roma la prossima settimana e sarebbe un piacere invitare Gaspare tra gli ospiti d'onore!
    Andrea Amici - vice presidente dell'Associazione Regia Nave Roma
    Questa è la mia e-mail: andrea.amici@regianaveroma.org

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  2. Mi spiace, ma Gaspare Romano, purtroppo, è deceduto alcuni anni fa. Ho il contatto del figlio, Francesco Romano, che mi fornì a suo tempo, tutto il materiale per l'articolo. Non so, se può interessare lo stesso.

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    1. Mi dispiace tanto per Gaspare. Potete comunque indicare al figlio Francesco il sito web della nostra associazione: www.regianaveroma.org, un sodalizio creato da noi familiari dell'Equipaggio della Nave Roma.
      Il sito internet è un punto di incontro di tutti coloro che vogliono condividere con noi l'esperienza dei nostri cari, dove trova spazio anche una sorta di museo virtuale con i nostri ricordi più preziosi.

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    2. mio padre era radiotelegrafista,qualche ora prima della partenza della Roma fu imbarcato su un altra nave...me la raccontava spesso questa cosa...

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  3. Ringrazio per l'informazione e la comunicherò al figlio.

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