A te navigante...

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lunedì 13 maggio 2013

Caro figlio





Questa lettera fu scritta  anni fa, in piena tempesta adolescenziale di mio figlio. Fu un momento difficile per tutti, per lui che stava crescendo, per noi genitori. Ho messo in discussione molto di me stessa per capire. Ora lui è un uomo, ha intrapreso la sua strada nella vita.
La lettera non fu mai letta dal destinatario ma è restata nel pc per molto tempo e poi pubblicata sul vecchio blog di splinder. Spero che possa aiutare qualcuno che sta attraversando un momento simile.

E’ una giornata in cui le nuvole ingrigiscono il cielo e forse non soltanto quello.
Faticosamente cerco di cominciare la solita vita, ma oggi il motore proprio non ne vuol sapere di avviarsi.
Tempo di primavera tumultuosa, tempo di bilanci e revisioni.
E’ così difficile fare il genitore a volte, che sei costretto ad interpretarne la parte, anche quando non vorresti affatto comportati come tale. Non è passato molto tempo da quando tu stavi dall’altra parte, almeno non è passato per te, ormai madre da tanti anni, ma figlia ed adolescente nel profondo del cuore.
Un velo di tristezza ti è rimasto dentro, dopo tutte le parole aspre che ti sono uscite dalla bocca, non avresti voluto, ma è successo, quello che ti stava tormentando da un po’ di tempo, che aumentava la tua ansia, era lì, che prepotente tentava di uscire e tu con determinazione cercavi di cacciarlo indietro, sai cosa sta provando tuo figlio, lo sai perché anche tu lo hai provato. Una voglia di spaccare tutto. Lui ha dentro una rabbia che non riesce ad incanalare, si sente inadeguato in quel corpo che velocemente sta cambiando, non capisce tutte quelle tempeste ormonali che lo confondono, gli fanno cambiare umore repentinamente nel corso della giornata. Dentro però è sempre quel ragazzino bisognoso di coccole, quelle che cerca nei momenti difficili, le carezze di una madre, come quando era un batuffolo di appena una cinquantina di centimetri ed urlava quando non riusciva più a percepire la mia presenza, il mio odore. Quel batuffolo un po’ mi manca. 
La cosa lo inquieta e lo fa arrabbiare soprattutto con sé stesso, pensa che ormai è un uomo e deve cavarsela da solo, che la vita è sua, ce l’ha con il mondo intero, con tutti quelli che vorrebbero condizionarla, perché il mondo fa schifo, non c’è spiraglio di speranza in un futuro migliore, almeno lui la pensa così. A che servono tanti sforzi per studiare, per prepararsi un futuro, quando invece tutto è buio e nebuloso? Si guarda intorno e vede adulti insoddisfatti, persone ormai disincantate dalla vita, che si trascinano nella loro quotidiana esistenza, sapendo di non aver mai potuto realizzare i loro sogni di adolescenti impazienti, le loro speranze ormai spente.
E’ questo quello che lui vede, è questo che gli ha tolto ogni fiducia nel futuro.
Figlio, piccolo  uomo in formazione, credimi, la vita è bella e va vissuta comunque. Il solo fatto di esistere, anche se tu ora la vedi in modo negativo, è un piccolo miracolo della vita.
Per anni l’ho pensata come te, macerandomi nel rimpianto di ciò che avrei potuto essere, del fatto che tutti i miei desideri si fossero trasformati in un denso fumo nero. Quello che ho capito, ora, dopo anni è che bisogna gustare ed apprezzare le piccolissime cose che hai. Si rincorrono e si idealizzano concezioni di vita che spesso poi non sono conformi alle nostre aspettative. Si invidia magari chi è riuscito a fare quello che tu, non hai fatto, che avresti voluto, che ti hanno impedito o che tu ti sei impedito da solo di raggiungere, ma non pensi mai e poi mai a quello che hai, perché lo dai per scontato. Avevo un padre, con cui ho avuto un rapporto difficile. Ora so perché, eravamo due testoni dal carattere troppo uguale. Ne ho fatti di scontri, molto simili a quelli che facciamo noi due, ma anche tanto più aspri ed amari, lui non cedeva mai, io capitolavo con rancore. Tu somigli molto a tutti e due.
Ora che non c’è più, ho capito tante cose. Mi mancano anche le sue sgridate ed i suoi continui rimbrotti, era il suo modo di volermi bene. Non si smette mai di essere figli, come non si smette di essere genitori.
So che ora non accetterai queste parole, so anche che in un futuro, quando magari non ci sarò più, ti verrà di sorridere, quando con nostalgia ti ricorderai delle nostre scaramucce tra madre e figlio.
Oggi era una giornata grigia, che non voleva decollare. Entrando nella tua cameretta, mi sono imbronciata, sempre il solito disordine, sempre le nostre solite discussioni. 
Tutto proteso verso il tuo futuro, a volte non guardi e magari non ti accorgi di quello che ti sta intorno. La vita non è uno schifo, come dici tu, basta guardarla con gli occhi giusti. Ci sono momenti difficili a volte c’è dolore, ma hai mai pensato di guardarla bene? Quando stai male, io soffro molto più di te, perché rivivo i tuoi dubbi le tue incertezze, vorrei prendere su di me tutta la tua sofferenza e lasciarti solo la gioia, ma so che non sarebbe giusto, che ognuno deve vivere nel bene e nel male, sbagliare e farsi anche male ed io anche se soffro tanto per questo, devo farmi da parte poco per volta, perché tu possa diventare un uomo maturo e responsabile. 
Ho trovato  il tuo tema su di me, lasciato lì, sulla scrivania, in bella mostra, chissà nella dimenticanza e nel disordine, il tuo inconscio me l’ha fatto trovare. Lo leggo, e spunta una lacrima, diventa un fiume. I miei occhi sono velati dal pianto, non riesco a leggere. Piango di felicità, perché sono queste le vere gioie della vita: la consapevolezza che quelle che io ritenevo rinunce, non lo sono affatto, quelli che ritenevo fallimento, sono invece vittorie. Ho un figlio meraviglioso e sono molto orgogliosa di te. Non farti mai abbattere dalle difficoltà, ma lotta, perché credimi i frutti alla fine si raccolgono. La vita non è uno schifo, è bellissima, guarda sta spuntando anche un raggio di sole. E’ primavera, la tua primavera, vivila con serenità senza rincorrere fantasmi ed utopie, apprezza ed assapora le piccole cose: magari un gelato gustato in una pausa, la telefonata del tuo migliore amico, aspettare la tua  ragazza, sono cose meravigliose che devi assaporare attimo per attimo, ricorda i piccoli attimi sono quelli che poi tra tanti anni ricorderai con nostalgia, perché quando la giovinezza passa, restano solo i ricordi di quello che è stata.
Una grandissima coccola e tutti i bacetti sdolcinati che non vuoi più perché sei un uomo, te li mando in questa lettera. Sei e resterai sempre il mio piccolo batuffolo.
Mamma




Sempre a lui sono dedicati questi versi.


Cuor di carciofo

Lascia che scopra i tuoi segreti, 
li sfoglierò uno alla volta. 
Li condivideremo lasciandoli seccare, 
finché non diverranno polvere. 
Vorrei poterti conoscere nell’intimo, 
così tanto da raggiungere il tuo cuore. 
Non voglio che il tuo cuore indurisca, 
cresciuto per troppo tempo nell’asprezza. 
Lasciati spogliare dai dolori, 
non importa se pungeranno anche me. 
Un violetto penitente veste la tua essenza, 
ma, sotto esso, c’è il vivido colore dei germogli, 
la giovinezza da spendere, 
la vita da scaldare: un cuore tenero e dolce. 
Un petalo alla volta, 
ti toglierò tutti i dolori, i dubbi, le perplessità. 
Te li restituirò, se vorrai, 
quando avremo finalmente raggiunto 
ciò che di più prezioso celi. 
Lenirò le tue ferite nell’olio d’oliva. 
Ti bagnerò con l’olio purificatore e sacro, 
annegandovi tutte le tue negatività. 
Annusa il suo profumo. 
Lieve brezza antica, 
portata dal vento della storia 
che parla di eroi e di isole elleniche. 
Rinascerai a nuova vita, 
immerso nel liquido vischioso, 
profumando di spezie e di basilico. 
Ho chiuso il contenitore della vita. 
Farò in modo che tu possa conservarti a lungo, 
fresco e leggiadro aroma,
che mi riporta indietro coi ricordi.
Ora è tempo di conservare, 
prima che giunga il freddo della fine. 
Verrà il giorno, 
che anche tu potrai far lustro di te stesso, 
sullo sfondo, un traslucido di bianca porcellana. 
Sarà così che torneremo insieme. 
Io ti gusterò, 
apprezzando la lieve acidità della tua esistenza, 
persa negli aromi mediterranei.

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