A te navigante...

A te navigante che hai deciso di fermarti in quest'isola, do il benvenuto.
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mercoledì 22 maggio 2013

GPS




Non passa giorno che non esca fuori qualche nuova diavoleria tecnologica. Palmari, pc portatili, telefonini che manca solo che riscaldino il caffè. Sigle incomprensibili ed impronunciabili, Ipod, Ipad, Iphone  e chi più ne ha più ne metta. Provare a pronunciarle è tutto un annodarsi di lingue. Che dovremmo dire ora del GPS?
Dovrebbe aiutare gli imbranati del volante a trovare la strada più breve o più facile per raggiungere il luogo desiderato.
Il condizionale è d’obbligo! 
Per prima cosa occorrerebbero una manciata di secondi per impostare l’itinerario. Anche qui: condizionale. Aspetti tamburellando con le dita sul cruscotto che ti appaia la strada di partenza. I minuti passano. Ma non dovevano essere secondi? Deve agganciarsi al satellite. Il marito, tecnologico, scende dalla macchina e prova a puntare l’aggeggio verso il cielo. Quel puntino luminoso lì? Chissà ce ne sono centinaia! Ecco vedi, ora ho il segnale. Presto in macchina, casomai lo dovessimo perdere di nuovo per colpa di una nuvola di passaggio.
Appena messo in moto, comincia il tormentone: Al prossimo incrocio, por-tar-si sul-la de-stra… Porca miseria ma come parla ‘sto coso? Sembra un bimbo delle elementari che legge sillabando.
Ti metti a destra e lui continua: Gi-ra-re a de-stra. Ma davvero? Pensavo dovessimo andare dritti!
Intanto sottotitolato per i non udenti c’è la frecciona arancione che ti indica la via.
Gi-ra-re a de-stra… Ho capito! Giri a destra e lui continua: anda-re drit-to per 100 metri. Davvero? vedi incroci tu? 
Se sbagli strada e non segui le sue istruzioni, è paziente, non ti manda al quel paese. Sempre con lo stesso tono sillabante cerca il nuovo itinerario. Al pros-si-mo in-cro-cio gi-ra-re a si-ni-stra. Tu però che stavolta sai la strada, fai come ti pare. 
Gi-ra-re a si-ni-stra, ma non premette: “ho detto”. 
No, no e poi no! Non giro a sinistra.
Gi-ra-re a si-ni-stra e ti sembra che stavolta abbia cambiato un po’ tono, sembra quasi una minaccia.
Per giungere a destinazione, mai seguire alla lettera le “giravolte” dell’aggeggio, ti puoi ritrovare in mezzo ad un vigneto, impantanato al buio, perché lui è andato in tilt ed ha sbagliato il calcolo. Hai perso un’ora e ti viene da piangere. Guardi lo stradario, lo vedi, che le cose antiche funzionano meglio? Era qui dietro, se solo avessimo girato lì all’incrocio…
Il marito ti guarda come se fossi sbucata dal medioevo.
Intanto lui, il GPS, senza neanche un minimo d’imbarazzo per lo scivolone commesso, fingendo indifferenza continua: al pros-si-mo in-cro-cio gi-ra-re a de-stra. Stai a vedere che stavolta ti diamo retta.
A de-stra!
No!
Ti viene di snocciolare una serie di improperi che non verrebbero raccolti, lasci perdere.
Gi-ra-re a de-stra.
Ti piacerebbe? Mai!
Stavolta si fa a modo nostro!
Come si fa a tacitarlo?
Sto guidando, dovresti…
Io lì a guardare i sottotitoli per i non udenti.
Cerca di distrarti con voce sexy, femminile o maschile a scelta. Sussurra ammiccando, leggermente balbuziente, spera di prenderti per debolezza umana. 
Si vuole respirare aria di casa? C'è anche la versione in dialetto: milanese, bergamasco, napoletano...
 A Roma: “Ar prossimo 'ncrocio mettete 'n testa de girà a destra”.
“Nun me te filo manco pe' gnente!”
“E gira a destra e piantela de' frignà!”
“A coso se nun t'azzitti te frullo fori!”
 Allora si può togliere la voce e guardare solo  la frecciona colorata, va bene per ogni idioma, rischi però l'impatto frontale. 
Ho capito, io e il GPS non siamo fatti l’una per l’altro. Me ne sto lì zitta da una parte col muso lungo e la forte tentazione di aprire il finestrino e farlo tacere per sempre. 

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