Garibaldi ad aprile, decide che è inutile aspettare che Cavour appoggi la sua iniziativa d’azione militare. Scalpita il generale e pensa che i Savoia siano troppo prudenti. Insieme a Nino Bixio, apre una pagina su fb per sondare l’umore della gente. Sceglie un tricolore che sventola come simbolo del gruppo, il cui slogan è: O si fa l’Italia o si muore!
I primi ad aderire al gruppo, sono Giuseppe Mazzini, che scrive un commento, incitando i siciliani alla rivolta. A Francesco Crispi piace questo elemento e chiama all’appello tutti i siciliani, affinché condividano sulla loro pagina. Da Genova coordina le operazioni su fb.
Francesco Riso aderisce subito all’iniziativa decidendo la data della rivolta: il quattro aprile e scende in piazza con un manipolo di facinorosi armati fino ai denti. Gli vengono suonate dai Borboni che non stavano di sicuro ad aspettare inermi, anche loro spiavano l’iniziativa. La notizia rimbalza attraverso i principali mezzi d’informazione locali. Francesco II, il re Borbone, accusa i Savoia di mirare al suo regno. Vittorio Emanuele tace ma non smentisce.
Sul gruppo, La Giovane Italia, così come è stato chiamato da Mazzini che ha anche messo il link dell’omonima rivista on line, migliaia di siciliani hanno commentato. Abbasso il Borbone! Non diamogliela vinta! Bisogna tenere duro! Riproviamoci! Viva l’Italia!
A Rosolino Pilo piace questo elemento che commenta così: Tutti a Messina! Marceremo compatti fino alla piana dei Greci e gliela faremo vedere! Garibaldi tace ma legge tra le quinte sfregandosi le mani. Non può intervenire se la Sicilia non insorge. Gliel’ha suggerito Mazzini: “Non vorrai mica fare la fine dei fratelli Bandiera e Carlo Pisacane?” Su questa indiscrezione c’è stata una fuga di notizie. Sul gruppo Borboni for ever, che si è appena costituito, un sostenitore della casa reale delle due Sicilie, mette in evidenza un video su you tube. Mazzini è costretto a rendere pubblica la cosa e scrive sul Gruppo Giovane Italia: "Garibaldi è vincolato ad accorrere", sotto il quale appaiono migliaia di commenti come: Generale siamo tutti con te! Non abbandonare la lotta! Dicci che dobbiamo fare e lo faremo! E l’immancabile, Abbasso i Borboni che è sottolineato da centinaia di “mi piace”.
Nel giro di pochi giorni, la pagina viene condivisa da centinaia di migliaia di fan.
Cavour non può più ignorare il grande fermento e in sordina, manda due navi in Sicilia. Sui titoli dei giornali piemontesi giganteggia, “Dobbiamo difendere i nostri connazionali piemontesi!”. Al sud la situazione si è fatta incandescente.
I vascelli, il Governolo e l'Authion, sbarcano con l’incarico ufficiale di proteggere e rimpatriare tutti i piemontesi presenti nel Regno delle Sicilie. In realtà stanno monitorando le forze in campo per un’eventuale spedizione. La cosa è coperta dal segreto di stato e la notizia non trapela.
Nel frattempo il movimento che si sta creando su fb, preoccupa un poco Cavour e l’Establishment savoiardo, pressati dai Francesi che non vogliono assolutamente che lo Stato Pontificio e il papa vengano toccati.
Garibaldi segnala sul gruppo la sottoscrizione che era già in atto da dicembre ma sta languendo un pochino, la gente per mettere mano al portafoglio è sempre avara. L’iniziativa, denominata “Un milione di fucili”, su fb, raggiunge una ragguardevole cifra di donazioni. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, soltanto allora, i Savoia stanziarono una parte dei fondi destinati all’operazione e le computano immediatamente nel bilancio del nuovo Stato, che ancora non è neanche sulla carta ma è già in passivo.
Il quattro maggio, sulla pagina appare il commento dell’armatore Rubattino. Donate due navi per la spedizione. A Garibaldi, Nino Bixio e Giuseppe Mazzini piace questo elemento. Cavour non s’iscrive al gruppo ma è lui l’artefice nascosto. Ha fatto sottoscrivere un contratto all’armatore, nel quale le navi Piemonte e Lombardo vengono date in concessione a Garibaldi, tramite un fiduciario, tale Giacomo Medici, lui e Vittorio Emanuele ne risultano i garanti, il tutto però verrà insabbiato nei fondi occulti del bilancio del futuro stato.
Mille e ottantanove fan del gruppo, Giovane Italia, aderiscono alla spedizione. Appaiono, nella pagina, i commenti di: Vincenzo Orsini, Francesco Stocco, Giuseppe La Masa, Francesco Anfossi, Giacinto Carini e Benedetto Cairoli.
Generale noi siamo pronti! Quando si parte? Come lo chiamiamo questo esercito?
Risponde Bixio: Vi va bene i Cacciatori delle Alpi? Il nome venne approvato all’unanimità con una sfilza di mi piace. I sopradetti, visto che servivano dei comandanti per suddividere il battaglione, furono nominati all’istante dal Generale in persona.
Qualcuno però, fece un commento sulla pagina. E la divisa? Dovremmo pur avere una divisa che ci faccia riconoscere in battaglia. Altrimenti ci ammazziamo tra di noi, saremo vittime del fuoco amico.
Garibaldi ci pensa un po’ su. Prima di rispondere al commento, riflette, il rosso spicca e si nota, è uno dei colori della bandiera, è il colore del sangue che inevitabilmente si verserà. Pensa alla retorica che ne sarebbe poi scaturita per i posteri e scrive: Avrete tutti la camicia rossa! Ai mille e ottantanove elementi piacque questo elemento.
Il cinque maggio sulla testata principale del regno savoiardo apparve un titolo a caratteri cubitali: “Rubate le navi Piemonte e Lombardo” un fatto inspiegabile, i detrattori dell’iniziativa ci videro qualcosa si losco. Come è possibile la sparizione di due navi? Come mai non c’erano testimoni dell’accaduto?
Avevano ragione. La scusa era servita ad occultare lo sbarco notturno che il Generale Garibaldi e le mille camice rosse aveva effettuato in segreto, dal porto di Quarto. Per coprire la manovra, all’armatore Rubattino, con decreto dittatoriale di Garibaldi, fu risarcita la somma di 1,2 milioni di lire per la perdita del Piemonte e del Lombardo, come da contratto, Cavour e Vittorio Emanuele erano o no i garanti? La mentalità italica prima della costruzione del paese.
E i fucili della sottoscrizione? Giuseppe Cesare Abba, che avrebbe dovuto rifornirli in segreto al largo della costa, scrive sulla pagina: Ma che v’è preso? Ora che ci faccio coi fucili? Riferendosi alla misteriosa diatriba sorta al riguardo e mai chiarita.
Nessuno commento.
Garibaldi prende la decisione di sbarcare a Talamone. Recupera così armi e polvere da sparo presso la guarnigione dell'Esercito del Regno di Sardegna di stanza nel forte toscano.
Collegandosi a fb, prima di riprendere la navigazione scrive: “Amici e sostenitori, tutto risolto! Ringraziamo sua maestà”. Era implicito che intendesse Vittorio Emanuele.
Il giorno dopo, ci si accorge che manca il carbone per alimentare le caldaie delle due navi. L’organizzazione dei futuri italiani, lascia a desiderare. Dal buongiorno si vede il mattino?
Garibaldi è costretto ad una nuova sosta a Porto Santo Stefano. Gli tocca anche fare la voce grossa e farsi riconoscere come Maggiore generale dell’esercito regio. Alla fine quel benedetto carbone gli viene dato e le navi ripartono.
Intanto sulla pagina di fb si accavallano i commenti delle migliaia fan. Che fine avete fatto? Cos’è questo silenzio? Qualcuno dei presenti sa dove è finito il nostro Generale? Visto che non ci siete me ne vado a dormire. Servono altre camice rosse?
L’unico ritardatario che non s’era accorto che la spedizione era partita da un pezzo.
Approfittando della sosta, Callimaco Zambianchi, con 64 volontari parte per Roma.
Scrive sulla pagina: Roma capitale d’Italia!
Aveva pensato che dato che erano in zona, era meglio avvantaggiarsi.
Duecento gli rispondono: O Roma o morte! Frase erroneamente attribuita al generale.
Garibaldi s’incavola e pensa: “Vuoi vedere che questi ci mandano a monte tutta l’operazione? Chi glielo spiega adesso ai Francesi? Quelli per il papa si fanno ammazzare.
Infatti Georges de Pimodan, ha saputo del messaggio su fb, anche se non ne fa parte e non è iscritto a fb. Le voci corrono si sa.
Il francese li aspetta ad Orvieto.
Zambianchi dopo un breve scontro, anche a male parole, batte in ritirata. Ci sono i contadini armati di forconi che temono più quello del Diavolo che i Garibaldini e poi stanno arrivando gli zuavi del papa.
Cavour ci mette sopra una pezza. Per tacitare il Papa e i suoi alleati fa arrestare il Zambianchi.
Sulla pagina appaiono i commenti dopo la notizia.
Traditori! Infami! Li mortacci vostra! Scrive un facinoroso romano che aveva fatto la bocca a Roma capitale e non ne poteva più di Pio IX. La frase viene subito stroncata da un piemontese. Moderiamo il linguaggio, voi romani e le vostre espressioni!
Ne segue un dibattito accanito tra il nord e il centro con qualche commento del sud.
Nessuno poteva immaginare che 150 anni dopo saremmo stati ancora a questionarci su.
Il Generale Garibaldi, detto generale G. dai fan, traccia una rotta imprevedibile per sviare l’esercito borbonico, si sposta molto al largo fin quasi alle coste tunisine.
I Mille decidono di puntare verso Sciacca ma un vascello inglese, li informa che è meglio puntare su Marsala, lì non c’è nessuno ad attenderli.
Che cosa c’entrano gli inglesi? Un’interrogazione parlamentare viene istituita a Londra, si accusa il governo di aver favorito Garibaldi e la spedizione, Lord Russell nega e accampa la scusa che le navi inglesi, erano lì per proteggere i connazionali.
Questa ci sembra già di averla sentita.
I fan sulla pagina “La giovane Italia” acclamano: Viva l’Inghilterra! Abbasso i bastardi francesi! Italia! Italia! Italia, neanche fosse una partita della nazionale di calcio.
I Borboni però hanno saputo. Accorrono in massa.
Troppo tardi! Li sbeffeggiano i fan su fb.
Le due navi sono bombardate dai borbonici ma nell’entroterra, il generale G. non trova ostacoli e avanza coi mille fino a Salemi.
Alla presenza del popolo e dei Mille dichiara la dittatura a nome di Vittorio Emanuele.
La Sicilia è presa! Scrive Bixio sulla pagina di fb.
Col cavolo! Gli risponde come commento un ammiratore di Francesco II.
I mille e cinquecento… Come non erano Mille? Direte voi… I mille, più cinquecento picciotti che s’erano uniti al Generale, si battono come leoni contro quattromila soldati borbonici a Calatafimi. E’ il 15 maggio 1860.
Garibaldi! Garibaldi! Forza Generale! Supportiamo i nostri mille eroi! Siamo tutti con voi. Perché i cinquecento no? Ma certo che sì! Viva i Picciotti siculi!
Scontri, marce forzate e ferimenti tra cui anche Nino Bixio, che scrive sulla pagina di fb: Ferito ma non demordo! Duecento mi piace seguono.
La spedizione prosegue tra battaglie e rallentamenti, si riesce a prendere tutta Palermo con l’aiuto del popolo che insorge e si continua fino a conquistare tutta l’isola.
Il popolo di fb esulta, la pagina raggiunge decine di migliaia di fan.
Garibaldi scrive: Qualcuno è contrario se Agostino De Pretis assuma la carica di prodittatore in Sicilia?
Una sfilza di mi piace.
Le battaglie proseguono in Calabria, in Basilicata sempre seguite dai bollettini dei caduti e dei feriti sulla pagina dei fan. I commenti di cordoglio s’accavallano.
Francesco II di Borbone fugge con l’esercito a Gaeta e lascia Napoli. Il generale G. entra festeggiato dalla folla. Abbiamo anche Napoli! Scrive su fb.
Vabbuò generà, era ora! Gli rispondono i napoletani ma i piemontesi non ci capiscono nulla e chiedono la traduzione.
A Volturno si decide le sorti della spedizione. A morte il Borbone! Scritto dai fan con centinaia di mi piace per l’esclamazione forte. Un solo contrario che li accusa d’incitamento al regicidio.
La battaglia volge a favore dei Mille e il Generale G. esulta.
Scrive su fb: Ringrazio tutti i nostri fan, è per il loro supporto che ce l’abbiamo fatta contro il doppio degli avversari.
Qualcuno già pregustando l’Unità d’Italia suggerisce un inno. Che ne pensate di Mameli? Centinaia di fan scrivono mi piace, alcuni piemontesi e liguri propongono il “Va pensiero”.
150 anni dopo ancora se ne parla.
Garibaldi giunge a Teano, ha appuntamento con Vittorio Emanuele.
E’ arrivato il re? Com’è il re di Sardegna? Chiedono in dialetto i napoletani su fb. Piuttosto bassino, gli rispondono i piemontesi nel loro, dopo attente traduzioni.
La spedizione si era conclusa.
E l’Italia? La facciamo o no? I fan scalpitavano. Mancavano ancora Roma che viene richiesta a gran voce come capitale.
E il Lombardo Veneto? Chiedono i Veneti, stufi di stare sotto il gioco dell’Austria che tenta di censurare l’accesso a fb.
Ci penseremo! Risponde il Generale G.
Un secolo mezzo dopo le invocazione s’invertono ma Garibaldi non risponde più.
Poi? E’ venuto Bossi!
Nessun commento:
Posta un commento