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martedì 10 dicembre 2013

Il "Piatto natalizio"



Verso la metà del mese di dicembre, cominciano le consultazioni in famiglia sul menù della cena di Vigilia.
Frenetiche telefonate da parte di mia sorella, dubbiose proposte da parte di mia madre.
Si comincia a pensare alle portate, che devono però essere preparate secondo alcune regole inderogabili. Devono essere poco grasse, quindi i classici fritti che si fanno a Roma, nella mia famiglia sono banditi. In secondo luogo devono essere di facile preparazione, che non facciano impiegare tanto tempo. Ognuno è incaricato di preparare una portata. Di solito il compito di organizzare il menù spetta a me. “Dovrebbe” spettare a me, meglio precisare, perché dopo affannose ricerche su internet, sui libri a mia disposizione, su qualche rivista vecchia di vent’anni e rigorosamente collezionata da me; quando ormai con il sudore sulla fronte sono faticosamente riuscita a raggiungere ad una conclusione, ecco invariabile la domanda dubbiosa: “ma se facessimo….” domanda che a turno un anno una, un anno l’altra invariabilmente mi sottopongono a lavoro finito. Ecco allora che devo ricominciare tutto, insomma organizzare la cena di Vigilia non è cosa semplice, anche perché dato che cuciniamo ognuno un piatto, chi lavora ai fornelli deve anche essere soddisfatta dell’oggetto del proprio lavoro.
Mia cognata  cerchiamo sempre di non farla cucinare troppo, dato che è invariabilmente di corsa tra ufficio, sua madre e i due figli, che sono tanto affettuosi ed amorevoli, ma ti fanno venire i capelli bianchi.
In tutto questo vorticare frenetico di idee, proposte e dinieghi, c’è però un punto fisso, la portata che guai a non fare, quella che non fa Vigilia se non viene preparata: “le patate di Natale”, così come le abbiamo ribattezzate noi. In verità sarebbero il classico pesce finto, fatto con patate schiacciate tonno ed altri ingredienti, ma a noi piace di più chiamarle nell’altro modo.
Il primo a ricordarsi di questa consuetudine della famiglia è mio fratello, la prima domanda che fa quando iniziamo a parlare della cena è: “Chi fa le patate di Natale?”
Questa consuetudine risale un po’ indietro negli anni, agli orribili “tempi di guerra” quando trovare qualche genere commestibile era una grande impresa.
I miei nonni paterni, Riccardo e Margherita, trovarono su un giornale dell’epoca questa ricetta che a quanto pare divenne il piatto di Vigilia della famiglia.
Per anni l’ha preparata mia nonna, che purtroppo io non ho conosciuto, è mancata prima che mio padre incontrasse mia madre. Poi l’ha continuata a casa nostra nonno Riccardo; dopo mio padre, il quale ci metteva tanto amore. Come preparava lui questo piatto, non ci riusciva nessuno della famiglia, questo è almeno quello che ci è sempre sembrato, penso però che derivi dal fatto che essendo il capofamiglia, bastava la sua autorità benevola ed amorevole a farci sembrare quel piatto una pietanza divina.
Purtroppo ora lui non c’è più, quindi tra mia madre e me, ci dividiamo il compito secondo la necessità del momento di preparare le famose “patate di Natale”, è chiaro che nonostante i nostri grandi sforzi, nonostante rifacciamo passo passo tutta la ricetta di papà, per il nostro palato non è la stessa cosa, è lui che ci manca dolorosamente, le patate di natale sono solo un modo per esorcizzare il nostro dolore.

La preparazione del piatto è semplice, bisogna bollire le patate, vanno bene quelle per gli gnocchi, schiacciarle nello schiaccia patate e ridurle in purè.
Si aggiungono una o due scatolette di tonno di buona qualità, magari con olio extravergine il quale viene aggiunto al composto, sale, aceto abbastanza da rendere saporito il composto.
Nel mixer si mette un bel mazzo di prezzemolo, deve essere molto, olio, sale, aceto, io aggiungo anche cetriolini sott’aceto si fa frullare il tutto fino a ridurlo ad una consistenza simile al pesto alla genovese.
Intanto si dà una forma di pesce al composto, oppure la forma che più ci ispira, tonda, ovale, quadrata. Si fanno dei solchi con il coltello dritti, prima da una verso, poi dall’altro a formare una griglia di tagli abbastanza profondi. Serviranno per far penetrare il condimento.
Si cosparge tutta la superficie del composto con il pesto ottenuto, si decora con qualche oliva verde denocciolata e qualche sott’aceto colorato seguendo la nostra ispirazione creativa.





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