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mercoledì 8 gennaio 2014

Il sorpasso

Immagine da worth1000


Superare, passare al di sopra o al di là di qualcosa. E' questa la definizione che ne dà il dizionario della lingua italiana e che racchiude, oggi, una mentalità dilagante.
Un modo di vivere che vortica su sé stesso senza guardarsi indietro? Maleducazione e mancanza di rispetto? Non ho risposte ma solo deduzioni personali.
E' sorpasso: l'inevitabile gomitata che ci si abbatte addosso, camminando “lentamente” sul marciapiede.  Si cammina al proprio ritmo che non è quello della folla. Non si può più neanche stare immerso in meditazione nei propri pensieri. Ci si deve scansare, in un balletto dove la prepotenza altrui prevale e il premio è  la fatidica gomitata. I più educati si affiancano al malcapitato dal passo di tartaruga, tallonano, tampinano e se avessero un clacson lo suonerebbero all'impazzata. Si arrangiano con occhiate di disapprovazione e sbuffano scuotendo la testa, appena ne hanno occasione sorpassano, riprendendo il loro ritmo vorticoso. Non è ammesso handicap di nessun tipo. 
E' sorpasso: la corsa sfrenata per guadagnare un posto o due in una lunga fila. Non fa molta differenza se si hanno davanti ore da trascorrere in attesa del proprio turno, ma chi sorpassa ha uno sguardo di trionfo, è stato furbo, ha fatto un passo avanti, sgraffignando cinque minuti di vita all'altro, che considera un debole, un inetto in una società di belve, un fardello inutile.
Vogliamo poi parlare della formula uno dei carrelli al supermercato? Se non si vuol correre, farsi superare nelle file, anche se numerate e rimanere ultimi fino alla chiusura, bisogna scegliere l'orario più consono, mai di pomeriggio inoltrato. E' l'orario del rientro, della spesa fatta di fretta, delle corse contro il tempo. La maleducazione, prende il sopravvento. Ci si trova schiacciati tra la cassa e il carrello successivo che vuole trapassarti da parte a parte. La sporta la si riempie di corsa, perché il sorpassante non ammette esitazione, tra imprecazioni e sbuffi, controlla l'orologio ogni due secondi e spesso non riesce neanche a tacere, chiedendo a gran voce che ore sono, finendo invariabilmente per insultare.
E' sorpasso: sui mezzi pubblici, quando il ventenne sveglio e svelto, soffia il posto al povero anziano. Oggi seduti ci sono adolescenti, mentre ansimanti vecchietti, a mala pena si reggono al mancorrente, lo sguardo supplicante, cercano un conforto e un aiuto ma chi ha trionfalmente conquistato il posto a sedere, gira lo sguardo fuori dal finestrino, manda messaggi sul cellulare, “chatta” o controlla la posta elettronica con sorrisetti ebeti, rendendo inutile ogni supplica veneranda.
Nella stessa categoria rientrano coloro che non fanno scendere dai mezzi pubblici. Entro prima io!   Si corre per accaparrarsi il posto. L'autista anche lui, “sorpassa”, non aspetta l'anziano che faticosamente e dolorosamente cerca di scendere un gradino di mezzo metro, chiude le porte e l'altro grida “un momento!” con voce di panico. A volte la porte si riaprono, a volte la sordità assale il conducente e il poveraccio con le ossa arrugginite aspetta la prossima fermata, stavolta aggrappato davanti alla porta e guai ad avvicinarsi, ma non possiamo dargli torto.
E' sorpasso: al bar, al ristorante nell'ordinare. Non si aspetta il proprio turno, si fa cenno all'esercente, si chiama, si alza la voce e si ottiene il sorpasso. Chi è ancora munito di rispetto... aspetta.
E' sorpasso: il disturbare la visione di  un film al cinema, lo considero il sorpasso dell'educazione. Schiamazzi, schricchiolìi di patatine fritte, rutti, sì a volte ci sono anche quelli, commenti a voce altissima, risate a sguarciagola, urletti di paura per sottolineare le scene cruente. Tutto ciò fa pentire di aver pagato un biglietto e non essere entrati nella filibusta.
E' sorpasso: tenersi stretto un ascensore per un tempo indefinito. Chi riesce ad averlo libero, difficilmente poi lo lascia andare. Con le porte aperte, ignorando i malcapitati in attesa del verde, si rientra in casa, si svolgono le faccende, si passa la cera ai pavimenti, si prende la borsa e forse, dico forse, ci si decide a scendere, mentre giù una sfilza di pugni annuncia un imbufalito condomino pronto ad accoltellare. A volte, questi, rassegnato, sale a piedi. Nell'udire l'ansimare misto ad imprecazione, il sorpassante, improvvisamente chiude la porta dell'ascensore e di casa, cancellando ogni prova.
Ci sono, ogni giorno, migliaia di sorpassi, poi, c'è il sorpasso per eccellenza, nello stretto significato del termine. La macchina lanciata a velocità mach otto, il record assoluto finora raggiunto, un circa  10.325 km/h, che taglia la strada alla cinquecento che arranca a 40km/h e non vista, come una palla di booling impazzita sfreccia da destra a sinistra sulle carreggiate, mietendo vittime come fossero birilli.
Ci si sorpassa:
in malattia, negli ospedali, per ricoveri lampo in liste d'attesa chilometriche, chi conosce e chi non è conosciuto, a volte si tratta di vita o di morte, sempre comunque meglio la tua.
In ricchezza, sfruttando chi dignitosamente lavora, per spremerlo fino all'ultima goccia di energia produttiva. 
In povertà, finti invalidi, ciechi che guidano, disabili che fanno la maratona ma chiedono e ottengono soldi di sostentamento. Studenti che ottengono tutti i benefici di nullatenenti sfrecciando sulla Ferrari di papà, uno che del sorpasso se ne intende e lo trasmette per generazioni.
Finché morte non ci separi.
L'occidente che sorpassa il sud del mondo. Ne sfrutta le risorse e finge di spargere a piene mani beneficenza. Migliaia di associazioni dedite solo all'aiuto umanitario, ma chi aiutano veramente?
Ci sentiamo invasi dal mondo affamato, ma prima l'abbiamo affamato invadendo.
Ho cominciato dal piccolo sorpasso, individuale, quello che ciascuno di noi compie consapevolmente compiacendosi, ma il concetto non si chiude e non finisce. Ovunque ci sia una prevaricazione, una prepotenza, uno sfruttamento a discapito di un altro, sia esso individuo o popolo, io lo chiamo sorpasso, nel più bieco e negativo significato del termine.
C'è chi leggendo racchiuderà queste parole in uno stretto concetto politico, chi penserà a precetti religiosi sull'amare il prossimo come sé stessi, chi dissentirà perché la sopravvivenza della specie è legge di natura. 
Lascio a chi legge la riflessione sul giusto o sbagliato e la ricerca di ogni forma di sorpasso.

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