Caro a Basteth

Agile: salta ad altezze vertiginose,  sui fili del bucato, con danze ambiziose vi passa avvitato.

Battagliero:  s’azzuffa per amore, provocando dolore,  rivali innamorati, allontana scornati, feriti nell’onore, miagolando minaccia, cancellando di loro, perfino ogni traccia.

Cacciatore: Lui parte alla caccia, non lascia una traccia, s’acquatta in agguato: il topo è fregato.

Dispettoso:  Se poco lo sgridi, lui guarda sornione, ripassa felpato e ti rompe il maglione.

Elegante: Le zampe molleggia, la coda già  ritta, la testa veleggia e approfitta.

Fiero: Son guai se s’offende, lo sguardo s’accende, si sdegna e non degna ma non si rassegna.

Grato: La mano ti lecca, se vede bistecca, si gira su pancia, rivuole la mancia.

Indolente: Pigrizia lo prende, se solo un pochino, la noia lo stende.

Lindo: Il pelo si liscia, la lingua rasposa, la posa e riposa, leccandosi a iosa.

Miagolante: La rabbia o la fame, dolore o gravame, lui esprime soltanto, miagolandoti accanto.

Notturno: Al chiaro di luna, o caccia o digiuna, più sveglio d’un gufo, non è proprio stufo.

Osservatore: Ti fissa la mano, da vero artigiano, poi il salto ti spicca, per prender la chicca.

Peloso: Un manto lo copre, argentato o pezzato, con lunga pelliccia o pelo tigrato.

Quotato: E’ sveglio il furbastro, lui gioca col nastro, la sua intelligenza la dimostra da lenza.

Ronfante: Lui sbuffa con gusto, ronfando robusto, facendo le fusa la mano t’annusa.

Solitario: non ama compagni, li azzanna ai calcagni, lui vive da solo, a casa o sul molo.

Topofago: la preda s’inghiotte, nel blu della notte, cacciarlo è d’uopo, quel povero topo!

Unico:  Con tanti caratteri, mansueti o alteri, lui unico resta, con anima onesta.

Viziato: Tra coccole, carezze e tante accortezze, la bestia si vizia, per nostra pigrizia.

Zannuto:  I denti affilati, da grande felino,  sgranocchia però il suo croccantino.

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