Dark Lady Fine Art Print - Mitchell Todd |
Mi definisco in tre parole: fredda,
dura, veloce. Dicono che io non abbia coscienza. Il mio motto è:
“azione”, vado dritta al bersaglio, senza ripensamenti, senza
paure.
Assolvo il mio compito con la
precisione di un orafo. A volte dipende da chi si affida a me, ma non
sa dare la giusta traiettoria, in quei momenti mi sembra di fallire,
ma è il tempo, quello che decide.
Prendo ordini da uomini implacabili.
L'esperienza mi ha fatta scaltra, sono molto più precisa e veloce
nel mio lavoro.
Gli uomini mi temono, li metto in
ginocchio, li rendo agnelli tremanti, anche se racchiudono una belva
implacabile.
Il rosso è il mio colore preferito.
Più dei gioielli, amo il freddo dell'acciaio, liscio, lucido,
preciso, senza sbavature. Ho un cuore di piombo, esso pesa in me e
nella coscienza degli uomini che mi hanno posseduta.
Nonostante il mio fascino, molti hanno
scelto d'ignorarmi, non mi hanno voluta accanto a loro, mi temevano e
mi odiavano. Altri mi hanno amata, con amore di calcolo, stando molto
sulla difensiva ma spesso ci hanno rimesso.
Si potrebbe dire che io sia vanitosa,
tanti sono gli abiti che indosso, dalle molteplici taglie, sempre
però adatte all'occasione. Chi si affianca a me, ama mostrarmi in
numerose fogge. Affascino, uomini e donne, raramente i bambini. E'
come se tra me e le innocenti creature ci sia una barriera. Soltanto
imitando gli adulti, possono prendere contatto con me, mi credono un
gioco infantile e innocuo, non sanno quanto io sia spietata.
Ho distrutto cuori in un secondo,
stroncandoli, e i battiti si sono fermati ad ascoltarmi, poi tutto è
svanito in lacrime amare di dolore. Una volta presa la mia direzione
è impossibile fermarmi. Nulla può deviare il mio percorso, decisa e
precisa fino in fondo. Quando finalmente mi fermo, lascio un segno
indelebile, un'artigliata di belva.
Sono l'ultima immagine di chi mi guarda
in faccia, dritta negli occhi, e in quegli occhi io leggo, terrore.
Mi temono gli uomini, mi possiedono ma non mi domano.
Ero presente a Dallas, in quel lontano
22 novembre 1963. Ero a Memphis il 4 aprile 1968, a Washington il 14
aprile 1865, in un bunker a Berlino il 30 aprile 1945.
In corsa sui campi di battaglia, tra i
corpi che tentavano di schivarmi.
Bagnata dal rosso del sangue, ero lì,
l'ultima immagine. Kennedy, Martin Luther King, Lincoln, Hitler,
buoni e cattivi, non faccio distinzioni, io li ho visti tutti e a
tutti ho chiuso gli occhi.
Strumento d'uomo e fedele alleata della
morte. Sono la pallottola che li ha uccisi.
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