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martedì 18 giugno 2019

Il padre, la figlia






Il padre

Lei gliel'ha annunciato: sarai padre, ma in lui si sono svegliati sentimenti diversi, difficili da gestire, contrastanti.  È rimasto lì a guardarla, con gli occhi spalancati, incredulo. Sa che dovrebbe avere una qualche reazione o lei potrebbe pensare che rifiuti quel minuscolo grumo di cellule.
È meraviglioso, ha esclamato, ma il viso ne tradisce le emozioni. È tanto felice, tramanderà una parte di se, di suo padre e di suo nonno, ma d'altra parte non ha la più pallida idea del significato della parola. Padre, che cosa fa un padre? Da quello che ha imparato dal suo, si lavora, si suda, si mantiene la famiglia, ma il resto è cosa da donne. Lei continua ad osservarne il volto, timorosa. 
- Sei contento?  - Gli chiede, ed egli annuisce con un groppo in gola, il suo mondo cambierà ora, da figlio diventerà padre ma non sa se ne sarà all'altezza e ne ha quasi terrore.
Il tempo passa, mentre in lei avvengono cambiamenti evidenti.  Si è arrotondata nei lineamenti, ha uno sguardo dolce e, spesso, inconsapevolmente, si accarezza il pancione, come per proteggerlo. A volte l'ha sorpresa a parlargli, canta già canzoncine infantili, si allena e ride ai calci che ne riceve in cambio.
Lui no. In lei sta sbocciando la vita, lei la sente, lui ne è completamente escluso. 
- Lo senti? - Gli chiede mettendogli una mano sul pancione e lui si emoziona a sentire quei rigonfiamenti che si spostano e tanto somigliano a piedini minuscoli. Quello è tutto ciò che può percepire, è geloso, perché lei ha il potere della vita che cresce e a lui è negato. Lei è tutta per suo figlio, non parla d'altro, delle sue ansie, le nausee, i completi per il neonato, i pannolini, la culla.  Non lo guarda più come una volta, a volte non vorrebbe essere padre. 

È arrivata lei, sua figlia, alla fine del lungo cammino, un esserino minuscolo, con una lunga cresta nera di capelli e gli occhi azzurri come il cielo, come i suoi. 
È maldestro nel prenderla, gli entra tutta nella mano, e lo guarda accigliata, arrabbiata, forse per essere stata tirata fuori dal mondo che conosceva. Fa delle smorfie con la bocca e comincia a piangere, il pianto disperato dei neonati che cercano la madre.
Perché non lui, suo padre? Ci rimane male, mentre è in balia di emozioni che non conosce. Gli spunta una lacrima, la nasconde girandosi. Non è bello per un uomo farsi vedere così da sua figlia.

La figlia

Si guarda attorno, sconcertata, dove è? Non sente più il battito del cuore, quello che l'ha cullata fino a quel momento. Ha freddo, tanto freddo. E poi tutte queste mani che la toccano, la lavano, la vestono. Vuole la sua mamma, ha fame e si abbandona ad un pianto disperato, è l'unica maniera che ha  per ottenere quello che vuole. Più tardi avrà la parola.
Poi, due grosse mani, impacciate, la sollevano. Le sembra di stare ancora nella mamma, sono calde, confortevoli, sicure. Lo guarda o meglio ne intravede gli occhi, ma l'odore non lo riconosce, la voce sì, le era arrivata attraverso il luogo in cui era, è famigliare, una voce profonda ed emozionata, si concentra. Poi, si ricorda di avere fame e ricomincia a piangere. La grossa mano, quella culla calda, la passa finalmente alla mamma, che odora di mamma e di latte, ha raggiunto quello che cercava e smette di piangere.
Lei canticchia la canzoncina che le ha cantato per nove mesi, la piccola succhia il latte e finalmente si addormenta con la bocca sul capezzolo di sua madre, mentre un rivolo di latte le esce e scivola sul collo.
La sua vita è scandita da rumori che sta imparando a conoscere, una voce profonda e quella della mamma, il latte, il bagnetto serale che odia, perché poi sente tanto freddo. Il disagio di sentirsi sporca e bagnata, prima che la mamma la cambi e l'avvolga in una nuvola di borotalco. 
La mamma è stanca, la notte dorme poco, lei non ha sonno, ha sempre fame. Spesso viene il papà, ma non è la stessa cosa e piange disperata. 
Suo padre a volte perde la pazienza, le grida di stare zitta, che lui deve lavorare, ma che ne può capire la frugoletta che ha solo voglia di mamma e di latte?
Quando grida così, papà la spaventa e piange ancora più accorata. 


Il padre

Ha capito cosa significa essere padre, ha un essere inerme da proteggere, da accudire e l'ama profondamente perché è sua figlia, perché ora la conosce.
A volte però, gli manca la sua donna, è sempre stanca e sempre concentrata sulla nuova nata.
Pallida, è dimagrita, ha due cerchi attorno agli occhi per le notti insonni, ancora un po' sformata per la gravidanza, è bella ma a volte non gli sembra più sua moglie, si cura poco, non si veste elegante per lui. Si sente trascurato, le lancia dei segnali ma lei neanche se n'accorge, a volte vorrebbe riavvolgere il nastro, tornare coppia ed essere soltanto lui con lei, ma ora sono in tre e la tenera neonata non fa che sporcarsi e piangere.
Le cambia il pannolino, quanto sporca per essere così minuscola, e quanto fiato ha nei polmoni. Quel vagito che ti entra nel cervello, una sirena che si allerta per ogni inerzia. Passa ore a canticchiare, la culla, le parla sommesso e dopo ore s'addormenta, ma basta un ronzio d'insetto per farle spalancare quegli occhi blu. Come fa sua madre a non perdere mai la pazienza? Per lui è un mistero, a volte, è troppo stanca persino per reagire e lui le dà il cambio, ma non ce la fa a farla addormentare. Poi sbotta, gli viene di disattivarla quella piccola sirena d'allarme, ha due ore prima di doversi alzare, le grida di star zitta e lei urla di più.
Quando inizia a muovere i suoi primi passi, lui, ne regge la manina col grosso dito indice, un passo incerto, barcolla, un piede dietro l'altro e poi, giù, cade a sedere e non capisce, ci mette un po' a piangere per lo spavento. A lui batte il cuore all'impazzata quando sillaba le prime volte papà, ha chiamato lui, lui soltanto e gli sorride tutta sdentata. Quel nome lo pronuncerà sempre, con affetto, con ribellione, con rimpianto.

La figlia

Il papà è il suo eroe, è quello che la protegge contro i cattivi, con cui gioca. Lui vorrebbe giocare come i maschi dell'asilo, ma quando gli porge il suo orsacchiotto preferito, lui finge di esserne il papà. Papà perché? E lui le spiega, con parole semplici alla sua portata. Perché? Intercala lei, come un'interpunzione necessaria, martellante e neanche sta ad ascoltare la spiegazione.
Per lui è un momento bellissimo, finalmente ha smesso di cercare soltanto la mamma, lo cerca, vuole giocare con lui. - Mi fai fare l'aeroplano? - Gli chiede con occhi che le brillano e lui la prende in braccio, come è alto il suo papà. Lei sa che se qualcuno proverà ad avvicinarsi per farle del male, lui sarà il suo scudo è il suo eroe.
Passerà il tempo e da eroe diventerà il suo carceriere.
Certe volte però il papà è stanco, lo dice la mamma, lascialo stare sta guardando la partita, sta leggendo il giornale, si è appisolato. Perché non vuol giocare con lei? S'imbroncia e piagnucola. 
Papà giochi con me? E lui fa un lungo sospiro e poi le sorride. Qualche volte però è arrabbiato, le grida di andare dalla mamma, le dice lasciami stare e non sopporta i capricci. Basta, le urla, ma lei voleva solo il suo papà e non capisce che lui non è in vena. Una volta era così adirato che le ha tirato contro la palla che lei gli porgeva, le è rimbalzata con forza sul piede. Quando fa così non capisce, ne ha paura e corre dalla mamma per farsi consolare con le lacrime agli occhi per la delusione, si sente rifiutata.



Il padre

Sono passati gli anni, è dura essere padre di una figlia adolescente. Vuole uscire con le amiche, o con i ragazzi che non nomina, ha paura, il terrore che possa succederle qualcosa e non sa come trattenerne l'esuberanza, Sta diventando donna, ma lui la vede bambina. È geloso, vorrebbe che lo guardasse ancora come una volta, quando era il suo eroe, ma a volte lo guarda come fosse suo nemico.
Deve fare la voce grossa per mantere l'autorità ma quanto pesa il farlo, lo fa sentire cattivo.
Le dà regole da seguire e lei pesta i piedi, fa sfuriate, vuole fare come le pare. Anche sua madre a volte gli sta contro, dice che è troppo severo.
Come  si comporterebbe sua figlia, se non lo fosse? Si rientra prima di cena e si sta a tavola tutti insieme. E poi si fa silenzio, che c'è il telegiornale. 
A volte va da lui contrita con gli occhi bassi, non lo guarda neanche in volto. Le chiede cosa vuole e lei gli snocciola una sfilza di brutti voti, presi a scuola, tutti in d'un fiato, si prende una sfuriata sola, invece di tante. E lui s'infuria, di nuovo, la rimprovera che sta sempre a leggere fumetti, ma poi è lui che li porta a casa per lei. Prima i compiti! La sgrida e lei con le lacrime agli occhi annuisce. Lui ha la responsabilità del suo futuro e che diamine, le deve ubbidire. Lo fa sentire un po' potente questa cosa.
Lui si calma, e le chiede di fargli vedere i libri delle materie dove è carente. Si mette al tavolo con pazienza e spiega, le dà gli esercizi, l'aiuta con amore ma con la sua poca pazienza, la rimprovera che ci mette troppo a capire. Si tratta sempre di matematica, per lui è una cosa inconcepibile che lei abbia così tante difficoltà nel comprendere i concetti e fare i conti. E sua moglie battibecca sempre, perché non ha pazienza, perché è troppo duro.
Le donne!

La figlia

Tutte le sue amiche escono in comitiva, alcune hanno anche il fidanzatino che le viene a prendere a scuola, lei ha papà. Possibile che non capisce che la mette a disagio? Un po' le fa piacere che facciano la strada insieme, che lui l'aspetti tutte le sere, perché ha paura che uscendo da scuola, di sera, possa essere molestata, però si sente soffocare. C'è un ragazzo, poco più grande di lei, che le fa il filo, forse le piace un po', forse è solo l'idea che lui sia interessato a piacerle. A volte si salutano, lui arrossisce, l'aspetta all'incrocio per andare a scuola. Un giorno è con suo padre, il ragazzo la saluta e lei risponde con timore al saluto. Suo padre fa: Chi è quello? Per il timore di suo padre, lei, non lo saluterà più. 
Si sente emarginata a scuola, è difficile avere sedici anni, pensa sia per colpa di suo padre e di sua madre che le impediscono di fare una vita sociale, non tutti capiscono le ferree regole di casa sua. I conflitti con se stessa sono profondi, si odia, perché è insicura, si sente brutta, pensa che nessuno la guarderà mai, è troppo grassa, ha i brufoli. S'inventa storie d'amore con i suoi principi azzurri, sogna ad occhi aperti, di volta in volta le storie cambiano e lei immagina d'innamorarsi, anche se non sa cosa sia l'amore. Intanto, però, si sente soffocare e urla, e batte i piedi, e litiga con i suoi che sono carcerieri. Si sfoga con la sua migliore amica, si chiude nel bagno e ci passa le ore.

Il padre

Gli ha detto che si è fidanzata e glielo farà conoscere. Il padre si sente perso, la sua bambina è donna, la perderà, ormai ha un altro eroe da adorare e lui non conta più nulla. Quando glielo presentano vede un ragazzo impacciato, come lo fu lui, con le mani sudate e il timore che possa non piacergli, chissà che gli avrà raccontato lei, di lui.
Chiacchierano, cerca di carpire qualcosa di più del giovane che inizia a piacergli, dopo tutto avrà anche un figlio.
Le regole si allentano un poco, sa che c'è ora chi baderà alla sua bambina, ha ventiquattro anni ma è sempre la bambina che gli chiedeva di farle fare l'aeroplano. Si sposeranno a breve e toccherà a lui accompagnarla all'altare. Finge di essere burbero, di avere un moscerino nell'occhio, ma le stringe un po' troppo il braccio nel consegnarla al futuro marito, la sorregge come per dirle: ricorda io ci sarò sempre.
Ci sarà quando il genero dovrà partire per lavoro, ci sarà quando lei, sentendosi sola, passerà ore al telefono con mamma e papà, a sfogarsi della solitudine. Ci sarà quando gli annuncerà che diventerà nonno, anche se all'inizio la cosa non è che gli piacesse molto, non si sentiva ancora così vecchio.
Ci sarà per suo nipote, gli canterà le ninne nanne, le stesse che cantava a lei, anche lui insonne, come sua madre. Sarà la spalla invisibile, non invadente, ma presente al bisogno, perché un padre lo è per sempre.


La figlia

Lui è malato, non  gli resta molto. Lei è disperata, corre appena può all'ospedale, dove lui fa le chemio. Quando esce è uno straccio e sua madre non ce la fa più. Gli hanno dato due mesi, ma sono due anni che entra ed esce dagli ospedali. Ora non lo ricoverano neanche più, tanto non c'è più nulla da fare. Gli mandano gl'infermieri una volta al giorno a casa. Sua madre che era terrorizzata dal fare  iniezioni e non ha mai voluto imparare, ora regola flebo e fa punture contro il dolore.
Lui respira a fatica, non ce la fa neanche ad alzarsi dal letto. A vederlo ,lei, ogni volta sta male e torna a casa in lacrime.
È un uomo distrutto dalla malattia che l'ha eroso poco a poco. Io non ho il cancro, diceva, finché sto bene, io non ho nulla. Aveva una forza d'animo che non l'ha mai fatto lamentare. A sua figlia ha detto che lui non teme la morte ma teme di lasciare sola la moglie, come farà senza di lui? E lei che doveva dirgli? Papà tu ce la farai, vedrai che andrai avanti per tanto ancora. Lui l'ha guardata con occhi sgranati, occhi che erano tornati bambini, sgomenti per l'ignoto. 
L'ultima volta che l'ha visto vivo, lui, per la prima volta ha tirato fuori una tenerezza che aveva sempre coperto con la severità e il suo essere burbero. Le ha dato un bacio inaspettato. Lei è corsa fuori, nel corridoio dell'ospedale e ha cominciato a singhiozzare, le lacrime non si fermavano più. Ha capito che quello era un addio.
Addio papà, non sai quanto mi mancherai e ha pianto fino a non avere più lacrime da versare.

Sono passati anni da allora e il padre è sempre presente nei suoi pensieri, ha il rimpianto di non averlo compreso fino in fondo, finché non gliel'ho più potuto dire. Lo sente nella testa, lo rivede specchiandosi  in quegli  occhi, uguali ai suoi. Ne ascolta il timbro di voce in suo figlio. 

Sono fatto di chi mi ha preceduto che ho trasmesso  a chi mi seguirà.




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