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giovedì 26 marzo 2020

Il killer invisibile







Casa, ultima frontiera, a.d 2020

Prosegue l'isolamento, costretti a casa da giorni, il racconto di uno dei tanti trascorsi tappata in casa.

Mi sveglio sempre più presto, neanche dovessi andare a qualche appuntamento improrogabile, ovvero, sì, l'appuntamento c'è, quello col supermercato.

Controllo il frigorifero che è sempre più vuoto, miseramente, vuoto. Volevo battere il record dei 10 giorni senza uscire, un po' come battere il record in apnea, ma ho miseramente fallito. Intanto gli altoparlanti dei vigili urbani, scandiscono a tutto volume e ci esortano a non uscire di casa, senza urgenti necessità, chi contravviene incorre nelle sanzioni previste per l'emergenza quarantena.

Questo maledetto virus ci sta col fiato sul collo.

Qualche mese fa, neanche ce lo saremmo immaginato un presente così.

Mi vesto come un palombaro, mascherina e guanti. Esco cauta dal portone, guardo a destra e sinistra, non si sa mai, un colpo di tosse altrui mi dovesse atterrare all'istante. Affretto il passo, sto scappando da un killer dopotutto, ma sbatto inesorabilmente contro la fila. Il supermercato è appena aperto ma conto, come se stessi contando le pecore, venti persone, tutte rigorosamente in fila distanziati di uno o due metri. La prima volta che vedo italiani fare la fila disciplinatamente, ci voleva il coronavirus ad insegnaglierlo. Aspetto, aspetto, ma neanche di un millimetro si avanza, i minuti girano in fretta. Faccio un calcolo e decido che no, tre quarti d'ora così non posso farli. Se qualcuno tossisce, starnutisce? Si guarda la gente come se fosse portatrice sana di bomba atomica. Me ne vado al mercato rionale, sì perché mi è venuto in mente che ci sono pazzi che sputano sulle verdure, qualcuno l'ha fatto, per vantarsi, di fare l'untore e poi ha pubblicato sui social la malefatta. Vedi che Manzoni ci ha insegnato qualcosa al riguardo? Al mercato non ti fanno toccare le verdure, non ti fanno ammassare, ti devi mettere i guanti loro, sui guanti tuoi. Prendo il numero di attesa ma non è tanta la fila. Con questa benedetta mascherina non mi sentono, ripeto l'ordine alzando il volume, intanto mi si appannano gli occhiali. Non toccarsi occhi, naso e bocca. Ora che faccio? Sposto delicatamente la mascherina e faccio evaporare, sperando che il killer si sia distratto nel frattempo. Altra fila, altro banco, il vecchietto impaziente che sarà uscito la decima volta, perché è categoria a rischio ma a casa non ci sta, cerca disperatamente di fregare la fila per due rosette. In altra epoca, in altri tempi, mi sarei fatta una risata e avrei finto che sì, c'era prima lui, ma ora, no, è la paura che governa, e quindi glielo faccio notare, sì lo sapeva, va al banco a fianco e ricomincia.

Alla fine mi ritrovo con un carrello pienissimo, riuscirò a battere il record stavolta?

Riesco a trascinarlo fino a casa, per strada mi chiedo se ho scaricato l'autocertificazione di ultima generazione o era quella precedente, o la nonna delle autocertificazioni?

A casa tolgo i guanti, come da video di youtube, corro a lavarmi le mani, rimetto guanti nuovi, tolgo la merce dalle buste di plastica, butto le buste. Tolgo di nuovo i guanti, metto a mollo con disinfettante le verdure. Non dovevo, dirlo, c'è gente che ti ammazzerebbe per una confezione di Amuchina, ma io ce l'ho da tempi non sospetti, la sto centellinando.Fugacemente il pensiero di rivendermela al mercato nero mi è passato per un attimo, no, non sono adatta a fare la spacciatrice.

Ora però uno spacciatore servirebbe a me, ho una sola bustina ormai. No, non di cocaina, di lievito di birra, introvabile come le mascherine e l'Amuchina. C'è magari qualcuno che vuole ammazzare il virus coi lievitati, perché anche la farina scarseggia. Da certe parti dicono anche la cartaigienica. Mi chiedo come ce lo ammazzano il virus?

Mi rilavo le mani, ce l'hanno ripetuto fino alla nausea, come i video di youtube, qualcuno dice come ha insegnato Barbara D'Urso, ma chi è? Sorvoliamo che è meglio.

Mezz'ora per sistemare la spesa, disinfetto il tavolo con la candeggina, ci avevo poggiato le buste. Avrò scordato qualche virus, sta giocando a nascondino? Panico! Tana per il virus, ti ho visto sai, mi vuoi fregare ma ti faccio secco lo stesso, e spruzzo altra candeggina. Disinfetto la spugna. Casa puzza di candeggina che sembra un bagno pubblico disinfettato.

Siamo arrivati all'ora di pranzo, evviva, mezza giornata è passata, poi che facciamo? Alle diciotto c'è il flashmob. Che c'è in programma oggi? Modugno? Non ricordo, mi vesto bene e mi trucco? È l'ora sociale, tutti sui balconi, chi batte coperchi con il mestolo, chi alza il volume al massimo dello stereo, chi canta l'inno d'Italia sventolando il tricolore. Tutto sommato questo virus ci sta insegnando a guardare il vicino di casa. Si chiacchiera da un balcone all'altro, si canta, si suona. Dieci minuti e stop, dentro casa, che c'è la quarantena, non siamo certamente in festa.

Ci sono i morti a ricordarcerlo, snocciolati giorno per giorno, numeri anonimi; dietro persone con nomi, affetti e allora pensi che anche questa di giornata l'hai scampata, ma dovrai aspettare sei giorni d'incubazione per saperlo con certezza. Avrai fatto qualche errore e il bastardo se la sta ridendo per averti giocato un brutto scherzo?

Si guarda un film, è sera, meglio distrarsi ma la paura resta in sottofondo, la reclusione forzata ti fa respirare ansia, meglio andare a dormire. Il sonno stenta e quando arriva, arrivano gli incubi.

Poi arriva l'alba, si ricomincia da capo.

Il mattino dopo, preso il caffè, perché quello neanche il virus ce lo toglie a noi italiani, cerco un video su youtube per fare esercizio fisico. Per passare il tempo si cucina di tutto, si fa persino il pane in casa, cose mai fatte prima, ma il tempo deve passare. Prima non bastava mai, ora non passa più. Si cucina e si ammazza il tempo mangiando, perciò l'esercizio fisico è essenziale o usciremo rotolando dalla quarantena.

Ho trovato un video statunitense che fa al caso mio, mi sembro scema, da sola a finestra aperta, davanti al video del computer che mi dimeno, mentre uno dei dirimpettai si sta godendo la scena. Si tratta di una marcia sul posto, passi laterali, avanti, indietro, incrociati e lì mi perdo, all'incrocio, destra o sinistra? L'allenatore virtualmente ti incita, rigorosamente in inglese con pronuncia masticata americana: And reach up, and push, kick ass..., Calci al sedere? No avrò capito male io, influenzata dalla voglia di prendere il virus a calci nel didietro minuscolo. Poi grandi esultanze, siamo arrivati al primo miglio. Ne faccio altri tre e sudo come una fontana. Dicono che fare esercizio fisico aumenti le difese immunitarie, un po' come la decantata spremuta d'arancia, sicuramente aumenta le endorfine e per il momento mette ko l'ansia.

Il tempo è lento, passa goccia a goccia e iniziano le pulizie di primavera. Una primavera che è inverno gelido, le strade deserte e la paura che ci sta alle costole.

Strofino, risciacquo, lucido, con la convinzione che quando tutto sarà passato, perché dovrà per forza passare, avrò una casa lucidissima.

E i giorni passano.

Restiamo uniti, andrà tutto bene. Viva l'Italia!

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