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giovedì 15 agosto 2024

Un topo sfortunato

Un mattino, come tutti gli altri, aperte le persiane per arieggiare la casa, con calma mi avvio in cucina. Preparo la moka e m’immergo nell’aroma inconfondibile del caffè che borbotta ed esce schiumoso. Annuso l’aria come se il profumo della bevanda avesse il potere di svegliarmi. Annuso aspirando con piacere, ma alle mie cellule olfattive arriva uno sgradevole odore. Come un segugio comincio ad annusarne la provenienza. Mi accorgo spiacevolmente che è nel sotto lavello che c’è la massima concentrazione, è lì che c’è il bidone della spazzatura. Deve essere marcito qualcosa, la puzza è davvero insopportabile, ora il caffè neanche si sente più. Il cattivo odore ha invaso tutto il locale. Toccherà togliere il sacchetto pieno e metterlo nel contenitore dell’umido, in attesa del ritiro. Apro lo sportello e resto interdetta. C’è un animale grigio scuro, dal codino lungo e affusolato che beatamente sta sopra il contenitore dell’umido. Un attimo e penso, come sarà finita la mia gattina grigia lì sotto? La bestiola si gira, ci guardiamo negli occhi e parte in automatico l’allarme. C’è un topo! Grido al consorte. Lui accorre e lo vede, è un’arbicola deve essere entrata dalla zanzariera rotta, ieri sera. Nel mentre che verifichiamo la razza e la stazza, il topo, fa un salto dietro il lavandino e sparisce. Comincia la caccia, lo dobbiamo far uscire. L’intenzione non è ucciderlo, ma restituirlo alla natura. Chiediamo aiuto ai cacciatori di topi per eccellenza, i mie due gatti. Mimmeri, gattone di 8 kg, rosso di pelo e indolente di carattere, avanza lemme, lemme al mio richiamo: - Mimme, vieni, corri stanalo! Dove si è nascosto solo tu lo puoi sapere. Il rosso si avvicina circospetto, mi guarda, quasi chiedendomi ma perché mi hai scomodato, che vuoi? Dove sono i croccantini? Lo segue circospetta e paurosa Stellina, una gattina tigrata minuscola, è esattamente la metà di Mimmeri. Lei fa il giro della cucina, lo deve aver individuato, perché improvvisamente scappa a zampe levate verso la porta. La richiamo con fare suadente, lei allunga un po’ il collo ma poi fa due passi indietro e resta rigorosamente fuori dalla porta. Mimmeri neanche mi guarda più, offeso perché l’ho chiamato senza ricompensa. Poco dopo li sorprendo a sgranocchiare le crocchette. - Siete due mangia crocchette a tradimento! Loro mi guardano e se potessero parlare direbbero, ma cosa vuoi da noi? Non ci sono più i gatti di una volta. Rassegnati al fatto che l’incombenza di stanare la bestia toccherà solo a noi, decidiamo di chiudere la porta e aprire la portafinestra sulla veranda. Da lì è entrata e da lì, speriamo, esca. Facciamo il più rumore possibile, niente, da sotto il mobile della cucina, non esce neanche un granello di polvere. Mi metto di guardia sulla finestra armata di scopa. Se esce l’accompagno “gentilmente” verso la libertà, non ti uccido, penso, ma un po’ male ti farò. Il sotto lavello è un campo di battaglia di escrementi di topo e immondizia sparsa. Io lì le mani non ce le metto, penso, ma poi devo farmi forza. Prima però tocca stanare il benedetto topo, altrimenti saremo punto e a capo. Il marito, dopo attenta ispezione, sentenzia che sotto il lavello non c’è. Forse si sarà rifugiato dietro il frigorifero. La cucina è stretta e spostare il frigorifero implica un gioco delicato di incastri. Lui sposta e io sono di guardia. La bestia non si vede, dietro il frigo non c’è niente. Visto che ha spostato l’elettrodomestico, mi armo di scopa e mocio e pulisco il pavimento sotto. Ci accorgiamo con sommo disappunto che dietro il frigo, dove c’è il motore, è aperto. Oddio, se fosse lì sotto e seguisse l’elettrodomestico passo, passo? Una volta la mia gatta l’ha fatto, per non farsi prendere, sempre bestie sono. Prendiamo un lungo attrezzo sottile che possa entrare nell’intercapedine, se non esce così, allora non è lì. Non esce. Rimettiamo il frigorifero al suo posto. Non ci resta che smontare il forno. Grondiamo sudore, fuori ci sono 40 gradi, il nervoso comincia a tagliarsi col coltello. - L’hai visto? - chiede il marito ormai rassegnato allo smontaggio del forno - Nulla di nuovo dal fronte! Lui esce ed entra, armeggiando tra la cantina, dove ci sono tutti i cacciaviti e la cucina. Io apro e richiudo la porta armata di scopa. Non sia mai che la bestia scappi per la casa, sarebbe una tragedia. Tutti i cacciaviti che il marito prende, non vanno bene e la battaglia si allunga nel tempo. Apri la porta, chiudi la porta. Finalmente dopo averlo smontato deve toglierlo dal mobile. È molto pesante, io non posso aiutarlo per via della mia schiena scassata, lui fa uno sforzo e si stira un muscolo. Zuppo di sudore, inviperito e ora anche stiracchiato, mi guarda con sguardo desolato. - Sarà lì per forza – dice sconsolato. Non è neppure lì, ma sotto c’è di tutto, non è che spesso ci si mette a smontare il forno. Scopa e mocio e si continua. - Tutti i cassetti fuori! - Grido io, neanche fossi maga Magò. Dopo una mattinata di smonta, pulisci, rimetti tutto a posto, la cucina profuma, ma del topo nessuna traccia. Probabilmente è uscito alla chetichella, rasentando il muro opposto mentre io facevo la guardia. Abbiamo perso due litri di sudore, sfiniti, crolliamo. Se un topo è entrato, ragioniamo a freddo, ce ne saranno vari. A malincuore mettiamo le esche. Dopo qualche giorno, la povera bestia la troviamo stecchita sotto casa. Pietosamente il marito la seppellisce scavando una buca, vicino alla tomba della cornacchia, Silvietta, morta di morte naturale. Questo terreno sta diventando un cimitero di bestiole sfortunate. Mi sento in colpa e penso: - Sei stato proprio sfortunato, se non fossi entrato in casa, neanche avremmo saputo della tua esistenza e tu staresti ancora razzolando nella spazzatura di qualcuno.

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